PARIGI (Francia), 6 settembre 2006 - Questione di notti. A Berlino, in quella più bella, toccò a noi. Nella notte di Parigi la rivincita dà ragione alla Francia e al suo orgoglio nazionale. A Saint Denis, in uno stadio da paura, i Bleus di Raymond Domenech suonano l'Italia; la battono 3-1 e infilzano punti di domanda sul cammino azzurro in Europa (siamo a -5 dalla vetta) e sul futuro di Roberto Donadoni. In partita solo a tratti, la Nazionale imbarca acqua a poco a poco, affondando sul terzo gol di Govou. Contro l'Ucraina il 7 ottobre servirà un immediato riscatto.

COSI' IN CAMPO - A poco meno di due mesi dalla Finale qualcosa è cambiato. I Bleus hanno perso Zidane, l'Italia non schiera Materazzi squalificato. Rispetto al 9 luglio di Marcello Lippi, mancano Totti, Camoranesi e Toni. Donadoni fa esordire Semioli, esterno destro a centrocampo, supportato da Zambrotta. In attacco Cassano e Gilardino hanno il compito di perforare la difesa francese, autentica muraglia, dove in mezzo a Sagnol e Abidal, Thuram e Gallas non concedono una briciola. Rispetto A Tblisi, Domenech cambia in attacco: Govou per Saha, poi il suo gruppo rodato, dove spiccano la classe di Vieira e lo sguardo assassinio di Ribery.

SAETTE - La rabbia è ancora tanta. La Francia parte come un fulmine, disegnando il leit-motiv di tutto il primo tempo: un assoluto dominio sulle fasce. Le bastano poco più di settanta secondi per scaricare tensione e rancori. Gallas, partito in fuorigioco, la mette sul lato opposto per Govou, che incrocia e infila sul secondo palo. Ma gli azzurri non perdono la fede. Nemmeno quando al 16' Malouda fa partire un bolide centrale che Buffon respinge, la palla finisce a Henry, che lo beffa di piatto destro. Roba da andarsene a casa. La Nazionale ha però il pregio di non perdere il controllo e ricomponendosi pezzo per pezzo agguanta il pareggio grazie a Gilardino. Colpo di testa ravvicinato sulla punizione di Pirlo. Gioca bene la Francia, ma l'Italia non sta a guardare. A complicare il cammino degli azzurri è la direzione arbitrale, soprattutto le disattenzioni di assistenti. Carsten Kadach, braccio destro di Fandel, sbaglia almeno tre segnalazioni di fuorigioco su Cassano e Gilardino. Il peggio accade dopo la deviazione di Buffon sul tiro di Sagnol, allorchè Grosso in falcata mondiale fa i numeri sull'out sinistro e mette in mezzo; nella confusione Coupet salva sulla linea e Semioli che tenta la spaccata viene affondato da Abidal. Parrebbe rigore. Sacrosanto. Gli azzurri hanno il difetto di allungarsi troppo favorendo la ripartenze dei Bleus, abili nelle sovrapposizioni, ma meno incisivi rispetto alla prima parte di gara.

IL CROLLO - Partenza fiacca quella dell'Italia nella ripresa. La Francia ha più gambe e più testa. Donadoni nel pasticcio di un gioco senza anima, toglie lo spento Semioli, gettato in una mischia troppo grande per lui. Ci prova con Di Michele, poco prima che Govou con un splendido colpo di testa dal dischetto del rigore chiude praticamente l'incontro. Uno stacco vincente su Cannavaro, quasi il trapasso: l'ariete che vince contro chi non ci era mai riuscito in Germania. E' il gol che spegne ulteriormente la luce della Nazionale, che corre al piccolo passo, senza mai dare l'impressione di fare qualcosa di buono. Buffon ci mette altre pezze, Ribery sfiora il palo. Inzaghi rileva Cassano, irriconoscibile e mai in partita. Con Wiltord per l'eroe Govou, Domenech vuol prendere il largo, ma i Bleus preferiscono rallentare il ritmo: tanto basta per tenere a bada gli azzurri. Con De Rossi per Gilardino, Donadoni chiude molto in ritardo il trittico delle sostituzioni. Dimentichiamoci di Berlino. E in fretta anche di Parigi. Siamo campioni del mondo. Questa sera lo stiamo stati davvero poco