Italia spaccata:
mezzo Paese sul divano
Presentato il "Primo Rapporto Sport e Società", del Censis:
23 milioni di persone non praticano attività fisica.

11 novembre 2008. - Un Paese diviso in due, tra chi svolge attività fisica e chi vi rinuncia. È l’Italia dello sport, dipinta così dal presidente del Coni, Gianni Petrucci, come in effetti emerge dal "Primo Rapporto Sport e Società", realizzato dal Censis e presentato oggi a Roma, nella sede del Comitato olimpico nazionale italiano.

Dall’indagine risulta che in Italia, una quota rilevante pari a 23 milioni e 300 mila cittadini, il 41 per cento del totale, non pratica nè sport nè alcun tipo di attività fisica. «È una cifra preoccupante e su cui si deve porre tutta l’attenzione possibile», ha dichiarato Petrucci in conferenza stampa. «L’Italia non è solo il Paese dei sedentari - ha detto Giuseppe De Rita, presidente del Censis - paradossalmente è anche quello della maggiore pervasività dello sport». Il numero dei punti di offerta sportiva sul territorio supera, infatti, quello di tabaccherie, bar, scuole, panetterie, ristoranti, alberghi e sportelli bancari. Ginnastica, calcio e nuoto sono le prime tre attività praticate.

Nell’ambito delle federazioni sul podio ci sono calcio, pallacanestro e pallavolo, che insieme raccolgono il 43 per cento del totale dei tesserati. Dal rapporto emerge anche il lato economico dello sport, identificato in 2,7 - 3,0 punti di Pil, investimenti in opere pubbliche, turismo, trasporti, media tradizionali e innovativi, occupati diretti e indiretti, una moltitudine di imprese e di eventi. «Lo sport italiano è anche volontariato - ha ricordato il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega allo Sport, Rocco Crimi - è mi fa piacere leggere nel documento che nel complesso l’attività a titolo gratuito dei volontari è pari a un controvalore di 3,4 miliardi di euro all’anno».

Crimi ha posto l’attenzione poi sul dato delle palestre scolastiche. «Un sistema - si legge nel Rapporto - che presenta lacune ed insufficienze nell’impiantistica e nell’accoglienza sportiva della disabilità, visto che una palestra su cinque non è accessibile ai portatori di handicap». Proprio agli impianti e alle strutture è dedicato un capitolo dell’indagine Censis su "Sport e Società". Le stime effettuate valutano in circa 149.000 unità il totale degli spazi di attività sportiva presenti sull’intero territorio nazionale. Nel 1996 tale quota era pari a poco più di 144.000 unità, mentre nel 1989 si contava la presenza di 134.000 spazi. Tra quelli attuali i campi all’aperto e di calcetto vedono valori più elevati. Aumentano piscine e palestre, mentre campi da tennis, piste e pedane per l’atletica indicano valori molto più bassi e ritmi di crescita meno sostenuti.

I dati relativi ai finanziamenti erogati dall’Istituto per il Credito Sportivo (ICS) nel periodo 2003-2006 evidenziano un trend decrescente. Nell’ambito delle spese per lo sport il Rapporto sottolinea come sia «noto che il sistema sportivo, nel suo complesso, trova alimento finanziario dalla spesa delle famiglie (iscrizioni, biglietti degli spettacoli sportivi, acquisto di prodotti e servizi si settore), spesa che incide per oltre il 70 per cento sul fatturato complessivo dello sport. La spesa centrale resta residuale rispetto alla spesa pubblica (meno dell’1 per cento del Pil). Lo Stato contribuisce con una quota annua al Coni, pari a 450 milioni di euro e con somme «una tantum« per grandi eventi internazionali. Le Regioni indirizzano allo sport una cifra che per il 44,08 per cento viene investita negli impianti e per il 26,50 va alle società sportive. Il resto è diviso tra Enti locali, enti di promozione sportiva, federazioni e sponsorizzazioni. Sport come mondo di valori e disvalori. I più avvertiti dai cittadini, in senso positivo, sono: lo spirito di squadra, la disciplina e il rispetto delle regole, l’amicizia. Tra quelli connotati negativamente ci sono: il doping, la violenza, l’eccesso di interessi economici e di affari, la corruzione. Attorno allo sport ruota anche il sistema dei media.

I dati sulla diffusione della carta stampata dedicata allo sport registrano una quota di mercato dei giornali sportivi pari al 15 per cento del totale, con oltre 250 milioni di copie vendute annualmente. Sullo scenario televisivo ci sono due tendenze prevalenti: da un lato si assiste ad una concentrazione, in termini di acquisizione dei diritti televisivi, verso i grandi eventi planetari (Olimpiadi, Mondiali di calcio), dall’altro cercano di trovare spazio nuovi segmenti di nicchia attraverso programmi a pagamento in pay tv e pay per view.

 

(La Stampa.it)