Idem, argento a 44 anni

solo per 4 millesimi
Arrivo da brividi al photofinish.

Josefa Idem, argento nel kajak per soli 4 millesimi.23 agosto 2008. - «Avete visto la vecchietta...»: esulta così, dopo l’argento nel K1 500 Josefa Idem, 44 anni, alla sua settima Olimpiade. La canoista azzurra, terminata la gara, ha abbracciato sul pontile i suoi due figli Janek, 13 anni, e Jonas, 5. Poi è andata alla premiazione senza recriminare più di tanto sui quattro millesimi che le sono costati l’oro. «Potevano essere anche quattro millesimi più indietro».

Poco prima aveva stigmatizzato così la quasi invisibile distanza che l'ha separata dall'oro: «Solo 4 millesimi dall’oro? Non ho visto niente, ho dato il massimo e non ricordo niente...mi dispiace per i millesimi, pazienza, lo sport è così».

«Il mio segreto? - ha continuato la Idem - Sono una persona normale, sono così forte perchè...sono pigra! Sono comunque contenta per l’argento. Il futuro? Non affronto mai l’Olimpiade dicendo che è l’ultima. Voglio comunque ringraziare tutti. È una grande emozione - spiega la Idem ai microfoni Rai - sono felice. Ho fatto un ottimo percorso. Spero di aver regalato agli italiani una bella emozione».

E a chi le chiede quali siano i suoi segreti per essere arrivata a conquistare l'argento e  a partecipare a ben sette olimpiadi, Josefa sorride: «Prima della gara  avevo una tensione pazzesca, non riuscivo a fare nulla. Allora sono salita in camera, ho chiuso tende e porta, mi sono barricata e ho messo il cd T.N.T degli Ac/Dc a tutto volume. E ho cominciato a ballare come una pazza».

Rock duro dunque, col gruppo anglo-australiano più rinomato al mondo. Ma anche una imbarcazione tutta nuova. E prodotta in Cina. «Devo ringraziare mio marito - ha spiegato Idem, parlando di Guglielmo Guerrini che la allena - Perchè è andato a Roma all’Istituto d’arte e cultura nautica per una ricerca: abbiamo trovato questo scafo, si usava negli Stati Uniti, ai miei tempi... Così qui ho gareggiato con uno scafo tutto nuovo, prodotto in Cina. Sì, il mio argento in un certo senso è made in China».

 

(La Stampa.it)