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Fmi: Pil mondiale -4,9%, Messico -10,5%, Italia -12,8%

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25 giugno 2020 (ore 6:48) - Il Fondo monetario internazionale ha aggiornato le stime di crescita per il 2020 e ora prevede una contrazione del Pil mondiale del 4,9% (contro il 3% stimato ad aprile). Le conseguenze sui ceti più deboli, scrive l’Fmi, saranno tali da minacciare i progressi fatti nella lotta alla povertà. Solo la Cina potrebbe riuscire a salvare il segno positivo per quanto riguarda il Pil.

L’Fmi calcola che tra il 2020 e il 2021, l’economia globale perderà 12.500 miliardi di dollari rispetto alle proiezioni fatte a gennaio, quando per quest’anno si stimava una crescita del 3,3%. È questo il costo del Great Lockdown, come l’Fmi ha ribattezzato la crisi del Covid. Una crisi senza precedenti.

«La pandemia di Covid-19 - si legge nel World economic outlook (Weo) - ha avuto un impatto più negativo del previsto nella prima metà del 2020 e si prevede che la ripresa sarà più graduale». L’anno, prossimo, il Pil globale crescerà del 5,4% (contro il 5,8% previsto ad aprile). Il Pil del 2021 rimarrebbe così di circa 6,5 punti percentuali più basso rispetto alle proiezioni di gennaio 2020, prima del Covid. Il commercio mondiale subirà una contrazione di quasi il 12%.

Nel primo trimestre dell’anno la crisi è stata più grave del previsto, ma l’Fmi si aspetta il peggio nel secondo: tra aprile e maggio la pandemia ha accelerato in molti Paesi, costringendo a misure di clausura più stringenti. L’Fmi ribadisce che l’eventuale seconda ondata di contagi aggraverebbe la recessione, prolungandola al 2021.

In questo scenario, fa eccezione la Cina, che già da aprile ha cominciato a revocare il confinamento e per la quale l’Fmi continua a scommettere su una crescita complessiva nel 2020, anche se ferma all’1%, ai minimi dagli anni 70. Robusta l’accelerazione nel 2021 (oltre l’8%). Al netto dei rischi di seconda ondata. L’Ocse, invece, prevede per la Cina una contrazione del 2,6%.

In tutti gli altri Paesi presi in considerazione dal Weo di giugno, la situazione è peggiorata. Per l’Eurozona, la contrazione prevista è del 10,2% (seguita da rimbalzo del 6% nel 2021): l’Italia rischia una flessione del 12,8% (+6,3% nel 2021), in linea con le ipotesi più pessimistiche di Bankitalia (-13%), che stima un -9,2% come scenario base. La Germania va verso un -7,8%. Per il Regno Unito, fuori dalla Ue e alle prese con la Brexit, la flessione supererà il 10%.

Negli Stati Uniti, che viaggiano verso le presidenziali di novembre in un clima sociale molto teso, la contrazione sarà dell’8%, con rimbalzo al 4,5% nel 2021.

Perfino l’India, dove i contagi continuano ad aumentare, subirà una contrazione, la prima in oltre 40 anni, con Pil in calo del 4,5%. In Brasile, dove la gestione della pandemia è stata fallimentare, il calo sarà del 9,1%. Giù del 6,6% il Pil della Russia.

Per quanto riguarda il Messico, l'Fmi prevede una contrazione del 10,5% del Pil nel 2020 alla quale contribuisce —secondo Gian Maria Milesi-Ferretti, vicedirettore del dipartimento di ricerca dell’istituzione guidata da Christine Lagarde, laureato a La Sapienza nel 1985, master e dottorato in Economia guadagnati ad Harvard— la risposta fiscale poco aggressiva che il governo mantiene per contrastare il confinamento delle compagnie. «Il profondo aggiustamento delle aspettative per il Pil messicano (quasi 4 punti in due mesi)» —ha aggiunto— «incorpora anche l'effetto della revisione al ribasso per gli Stati Uniti».

(puntodincontro.mx)

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