3 agosto 2011. - Se si parla di gas serra il dito è puntato sempre su di lei: l'anidride carbonica. E non c'è dubbio che questa molecola sia la regina dei gas che intrappolano il calore negli strati più bassi dell'atmosfera terrestre. Ma, secondo alcuni scienziati americani, per decenni abbiamo trascurato l'importanza di altri gas prodotti dalle attività umane e che contribuiscono al cambiamento climatico.

Una “svista” non da poco, si capisce da uno studio in pubblicazione su Nature. Per stabilizzare il riscaldamento dovuto alla CO2 dovremmo abbattere le emissioni dell'80% (anche perché il gas emesso oggi rimarrà nell'atmosfera per millenni). Un taglio, questo, che a molti appare impossibile. Perché, allora, non cominciare riducendo le emissioni di altri gas serra? Secondo gli esperti questo sarebbe un obiettivo raggiungibile e che farebbe la differenza. I risultati positivi li vedremmo già in poche decine di anni.

Concentrati sulla CO2, politici, attivisti, economisti, pianificatori, e forse una buona parte della comunità scientifica, hanno infatti sottovalutato il ruolo di gas come il metano (CH4), l'ossido di diazoto (N2O), l'esafluoruro di zolfo (SF6), gli idrofluorocarburi (HFCs) ed i perfluorocarburi (PFCs). Gas di minore impatto sul clima, ma che le attività umane hanno prodotto per secoli e pompato nei cieli del pianeta senza porsi troppe questioni.

“È chiaro - ammettono Stephan Montzka ed i colleghi della agenzia oceanica e atmosferica americana (Noaa), autori dell'analisi - che il cambiamento climatico recente è principalmente dovuto alla anidride carbonica emessa dall'impiego dei combustibili fossili, e sappiamo anche che questo sarà un problema a lungo termine perché si tratta di un gas molto persistente nell'atmosfera. Ma ridurre l'emissione di altri gas serra contribuirebbe già a un miglioramento dell'atmosfera, in tempi molto brevi”.

Questi altri gas serra sono presenti nell'atmosfera in concentrazioni molto basse, spiegano gli esperti della Noaa. Ma contribuiscono fino al 35-45% al riscaldamento dovuto alle emissioni causate dalle attività umane.

Il contenuto atmosferico di metano, per fare un esempio, è oggi ad un livello mai raggiunto negli ultimi 800 mila anni: lo dimostrano le perforazioni nei ghiacci artici ed antartici. Secondo i ricercatori il picco attuale è da imputarsi all'agricoltura ed ai processi industriali.

“In assenza di sforzi di mitigazione notevole, sia le emissioni umane che quelle naturali di metano sono destinate a crescere a causa dell'aumento della popolazione e del riscaldamento globale”, dice Montzka. Il discorso è simile per altri gas serra.

Quello che promettono i ricercatori non è la risoluzione del problema, ma una attenuazione importante e soprattutto sul breve periodo (già entro il 2050-2060). Che, sottolineano più volte gli esperti della Noaa, darebbe risultati impossibili da raggiungere nei prossimi decenni agendo sulla sola CO2. “Un drastico taglio delle emissioni degli altri gas – dice Montzka - è possibile a costi ragionevoli, grazie alle tecnologie attualmente disponibili e ciò faciliterebbe le future azioni di mitigazione.”

Per il futuro più remoto, conclude l'analisi, bisognerà comunque imporsi forti riduzioni sulle emissioni di CO2. Ma senza più trascurare gli altri gas serra, suoi stretti collaboratori.

 

(repubblica.it / puntodincontro)

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3 de agosto de 2011. - Cuando se habla de gases a efecto invernadero el dedo siempre está apuntando en una sola dirección: el dióxido de carbono. Y no hay duda de que esta molécula es la reina de los gases que atrapan el calor en la atmósfera inferior de la Tierra. Pero, según algunos científicos estadounidenses, durante décadas hemos descuidado la importancia de otros gases provocados por actividades humanas que contribuyen al cambio climático.

Un "descuido" no secundario, según un estudio publicado en la revista Nature. Para estabilizar el calentamiento debido a las emisiones de CO2 deberíamos reducir sus emisiones en un 80% (debido a que los gases que estamos emitiendo hoy a la atmósfera permanecerán ahí durante miles de años). Una reducción que a muchos parece imposible. ¿Por qué no empezar, entonces, a reducir las emisiones de otros gases que también provocan el efecto invernadero? Los expertos dicen que este sería un objetivo alcanzable y que provocaría resultados tangibles. Podríamos ver los efectos positivos en tan sólo unas pocas décadas.

Al concentrarse en las emisiones de CO2, políticos, activistas, economistas, planificadores y —tal vez— una buena parte de la comunidad científica, han subestimado el papel de gases como el metano (CH4), el óxido nitroso (N2O), el hexafluoruro de azufre (SF6), los hidrofluorocarbonos (HFC) y los perfluorocarbonos (PFC). Se trata de gases que tienen un impacto menor en el clima, pero que las actividades humanas han producido durante siglos y bombeado a los cielos del planeta sin hacerse demasiadas preguntas.

"Está claro - reconocen Stephen Montzka y sus colegas de la Agencia Atmosférica y Oceánica de los Estados Unidos (NOAA), autores del análisis - que el reciente cambio climático se debe principalmente al dióxido de carbono emitido por el uso de combustibles fósiles y también sabemos que este representa un problema de largo plazo ya que se trata de un gas muy difícil de eliminar. Sin embargo, la reducción de las emisiones de otros gases a efecto invernadero contribuiría muy rápidamente a mejorar la calidad de la atmósfera".

Estos otros gases de efecto invernadero se encuentran en la atmósfera en concentraciones muy bajas, dicen los expertos de la NOAA. Sin embargo contribuyen al 35-45% del calentamiento provocado por emisiones causadas por actividades humanas.

El contenido de metano en la atmósfera, por ejemplo, se encuentra ahora en un nivel nunca alcanzado en los últimos 800.000 años, según lo evidenciado por las perforaciones en el hielo del Ártico y de la Antártida. Según los investigadores el "récord" se debe a los procesos agrícolas e industriales.

"En ausencia de esfuerzos de mitigación significativos, tanto las emisiones humanas como las naturales de metano están destinadas a crecer debido al crecimiento demográfico y el calentamiento global", dice Montzka. La situación es similar es similar para otros gases de efecto invernadero.

 

(repubblica.it / puntodincontro)