Il governo respinge i club ribelli
"Aperti solo gli stadi a norma"

Vertice al Viminale, linea dura dell'esecutivo. Matarrese non lascia
Si riparte dalla quarta giornata. Per ora solo 4 match a porte aperte

ROMA, 6 febbraio 2007. - Il governo non cede alle pressioni dei club: si va avanti con le partite solo negli impianti a norma. In bilico gli incontri in notturna.E' la risposta dura del governo, nonostante il pressing della Lega che al termine di una lunga giornata di incontri, nel corso di un vertice al Viminale, ha provato a forzare la mano.

Le regole del Viminale. Dalla riunione al Viminale i club non hanno raccolto quanto speravano: volevano opporsi alle porte chiuse per tutelare gli abbonati, ma alla fine si sono dovuti accontentare di essere ricevuti dal ministro dell'Interno. Per il resto niente da fare: restano chiusi tutti gli stadi non a norma e si saprà giovedì, dopo che l'osservatorio presso il Viminale avrà reso noto lo screening sugli impianti di serie A e B, quali sono quelli che possono aprire al pubblico e quali no.

Al confronto al ministero degli Interni, durato quasi due ore, hanno preso parte anche il ministro dello sport, Giovanna Melandri, il capo della Polizia, Gianni De Gennaro, e il mondo del calcio con la Figc rappresentata dal commissario Luca Pancalli, la Lega di Milano, guidata da Antonio Matarrese, quella di serie C, Con Mario Macalli e i Dilettanti con Carlo Tavecchio.

Le nuove norme. "C'è stata una condivisione di sostanza", ha detto Giovanna Melandri. Quanto al via libera sulla ripresa del campionato, la parola spetta al commissario della Figc. Che nel weekend si torni a giocare sembra quasi scontato, ma con un campionato a scartamento ridotto. Amato ha ribadito la sua fermezza: niente partite di notte e a rischio. La prima sarebbe proprio l'anticipo serale di sabato: un altro derby siciliano, Messina-Catania, con lo stadio della città dello Stretto che risulta di seconda fascia e per questo non dovrebbe passare il primo test. Insomma apertura per step, ma se si parte domenica le gare della quarta giornata di ritorno andranno in onda quasi solo in tv.

Amato: "Io non mi muovo". Il ministro dell'Interno si è mostrato disponibile ad ascoltare le parti, ma non ha fatto un mezzo passo indietro sul pugno duro già annunciato ieri e che il decreto legge di domani metterà nero su bianco. "Io non mi muovo da qui, non posso vedere che accadano cose come quelle di Catania", è stato il messaggio che il capo del Viminale ha ribadito ai rappresentanti del mondo del calcio. Nessuna deroga verrà più concessa, perché il decreto che il governo sta per varare le cancellerà. Decreto che prevede tra le altre misure, pene più severe e diffida preventiva.

Si riparte dalla quarta giornata. La Figc aspetterà proprio il consiglio dei ministri di domani pomeriggio per dare il via libera di nuovo al campionato: nel week end va in scena la quarta giornata di ritorno così come da calendario (la terza saltata dopo la tragedia del derby siciliano verrà recuperata il 18 aprile, la prima di ritorno della B il 13 febbraio). Quali saranno gli stadi aperti con certezza lo dirà solo l'osservatorio: al momento quattro dovrebbero essere le gare con il pubblico. Roma-Parma, Torino-Reggina, Palermo-Empoli e Sampdoria-Ascoli. Le altre sei (Atalanta-Lazio, Cagliari-Siena, Milan-Livorno, Fiorentina-Udinese, Chievo-Inter e Messina-Catania), dovrebbero essere tutte e porte chiuse.

Stadi a norma. Ci sarà molto probabilmente un'apertura graduale, perché se per il ritorno in campo si gioca con il pubblico solo negli stadi a norma, per i prossimi turni alcuni impianti potrebbero avere il tempo di rimettersi in carreggiata.

Niente garanzie solo per abbonati. Il ministro dello Sport Giovanna Melandri ha spiegato che "ci sarà un meccanismo progressivo di verifica delle condizioni di sicurezza degli stadi". Insomma quelli che giovedì non riceveranno il 'bollino' di garanzia, potrebbero averlo tra qualche tempo. Per adesso nessuna apertura, nemmeno a metà come aveva sperato la Lega, che voleva almeno garanzie per gli abbonati.

I club contro le partite a porte chiuse. Il vertice al Ministero degli interni ha concluso l'ennesima lunga giornata del pallone cominciata la mattina a Fiumicino tra le proteste dei presidenti di club riuniti nell'assemblea di lega che avevano tentato di fare la voce grossa, contro i provvedimenti anti violenza che il governo si appresta a varare nel consiglio dei ministri straordinario fissato per domani. In particolare il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, è arrivato ad accusare il governo di fascismo e a minacciare lo sciopero per le porte chiuse.

Zamparini: "Misura demagogica". La posizione dei presidenti di A e B è riassunta dal numero uno del Palermo: "La misura di giocare a porte chiuse è demagogica e vorremmo fosse eliminata", ha detto Maurizio Zamparini a Repubblica Tv per spiegare che, ai club, gli stadi vuoti non piacciono proprio anche se "siamo d'accordo a vietare le trasferte - ha sottolineato - ma troviamo penalizzante giocare senza pubblico. Il Governo, prima di prendere delle decisioni, dovrebbe consultarci". Zamparini ha anche annunciato che, senza tifosi ospiti allo stadio, "chiederemo che a Palermo non venga piu' mandata la polizia".

Garrone: "Noi in regola". Il presidente della Sampdoria, Riccardo Garrone, ai microfoni di Repubblica Radio, ha detto: "Il nostra stadio è in regola. Abbiamo l'agibilità definitiva perché siamo in regola con il decreto Pisanu". E sulle dimissioni di Matarrese, Garrone si augura che in Lega ci sia presto un nuovo presidente.

Matarrese non si dimette. Poi il vertice in Figc (un'ora e quaranta con tutte le componenti presenti), da cui Antonio Matarrese non solo non si dimette, ma era uscito quasi soddisfatto, dopo la bufera che aveva scatenato una sua affermazione di domenica scorsa a Radio Capital: "Il calcio non può chiudere, i morti fanno parte del sistema". Per quelle frasi è stato convocato dall'Ufficio Indagini della Federcalcio.

 

Da Repubblica.it