MILANO 7 Luglio 2006. - «Un giocatore non si giudica da un calcio di rigore» cantava De Gregori. Certo ma se poi il penalty decide una finale di una Coppa del Mondo, allora la tensione sale e capita di passare alla storia per un errore decisivo, vedi il Baggio fuoriclasse in America nel 94, o di salire sull’altare della gloria, vedi il Brehme operaio nella partita decisiva di Italia ’90 giocata dalla Germania contro l’Argentina.

Ma esiste una formula per tirare il calcio di rigore perfetto? Quella che anche dopo i 90’ di gioco regolamentari i supplementari e la fatica accumulata consente di andare tranquilli sul dischetto e tirare implacabilmente dagli 11 metri?

Alcuni scienziati inglesi, della Johm Mores University di Liverpool, ci hanno provato. Studiando video e foto dei penalty calciati dalle squadre inglesi dal 1962 a oggi hanno infatti calcolato la formula che potrebbe fare la felicità di qualsiesi calciatore compreso il famoso Nino del cantautore romano.

Più che una formula la ricerca, riportata dal giornale UsaToday, si potrebbe sintetizzare in alcune “regolette” abbastanza semplici. Innanzitutto il numero di passi prima del calcio. Per gli autori dello studio è compreso tra i quattro e i sei. Una rincorsa non lunghissima, quindi, ma neanche praticamente da fermo come invece era solito fare con eccellenti risultati il Beppe Signori, memorabile attaccante della Lazio, o alla stregua di Zinedine Zidane nella recente decisiva battuta in semifinale contro il Portogallo.

Come posizionare il piede, poi. «E’ fondamentale – sottolinea David Lewis il matematico che ha partecipato alla ricerca – colpire con la parte interna della scarpa». Più volgarmente, tirare di piatto. Niente punta, esterni o cucchiai alla Totti, dunque. «Calciare di esterno – continua – riduce le possibilità di successo del 25%».

Un'altra chiave sta nel movimento del portiere. Attendere la mossa dell’avversario diretto e poi calciare. Aspettare troppo a lungo, però, dimezza le chance di successo. Non si deve attendere più 0,41 millesecondi dopo il movimento dell’estremo difensore.

E alla fine la regola più importante: riuscire ad allenare la psiche. Mettere alla prova la pressione. Perché come dice Richard Ginsburg, uno psicologo dello sport del Massachussets General Hospitals e dell’Harvard Medical School, tirare un rigore è una vera e propria “Battaglia mentale”. Gli occhi del pubblico, lo sguardo degli avversari e lo stress della vittoria a tutti i costi possono ingabbiare anche il più esperto dei calciatori.

«Cerco di aiutare i giocatori a evitare la sensazione della sconfitta>>, evidenzia Ginsburg. «Diventa quindi importante rompere con il passato e concentrarsi solo sul momento del calcio. Consiglio per esempio di seguire i soliti rituali prima tirare: allacciarsi le scarpe, fare un determinato numero di sospiri ecc».

Questo dice la scienza. La gente di strada però non è d’accordo. Chi ha visto, infatti, andare sul dischetto e fallire rigori decisivi, gente come Maradona o Platini, Raul o Baggio resta scettica e crede poco alla teoria sul penalty perfetto costruito a tavolino. A meno che la formula magica non l'abbiano tenuta segreta per i campioni inglesi. Peccato che non potranno più sperimentarla ai mondiali...