Storica Angola: resiste al Messico
Lo 0-0 regala il primo punto mondiale alla matricola africana, nonostante l'inferiorità numerica nel finale. I messicani sprecano molto davanti alla porta.

 

HANNOVER, 16 giugno 2006 - L'Angola entra nella storia. Gli africani bloccano sullo 0-0 il Messico e conquistano il primo punto nella fase finale di un Mondiale, raggiunta al sesto tentativo. Delude il Messico, che stenta a creare gioco sulle fasce e a cambiare passo. Gli ottavi di finale restano a portata di mano, ma i ragazzi di La Volpe sprecano l'occasione per chiudere i conti prima della sfida col Portogallo. Gli angolani, in 10 nel finale, devono ringraziare il loro buon assetto difensivo e le parate del portiere Joao Ricardo, un disastro nelle uscite, ma decisivo tra i pali.

PRIMO TEMPO - Al via il tecnico africano de Oliveira Goncalves conferma la squadra che si è ben comportata nella sconfitta di misura contro il Portogallo. Akwa è l’unica punta, con le due linee molto vicine e i raddoppi che scattano subito. L’attenzione a non scoprirsi è massima. Nonostante questo il Messico parte forte e colpisce un palo con Marquez al 13'. Ma il Messico è troppo prevedibile: scarso l'utilizzo delle fasce e la manovra è gestita a ritmi troppo compassati. L'Angola a metà frazione prende anche coraggio, ma non tira mai in porta. Nel finale Franco a tu per tu con Joao Ricardo spreca.

SECONDO TEMPO - Nella ripresa il copione non cambia, ma l'Angola si allunga e quindi è un po' meno efficace quando deve difendersi. Il tecnico messicano le prova tutte e la sua squadra, pur non brillante, sciupa moltissimo. Prima Franco all'11' calcia addosso al portiere, poi al 21' Bravo, liberato da un rimpallo, lo imita. Al 35' l'Angola resta in 10, per l'espulsione di Andrè per doppia ammonizione. E' un assedio: Joao Ricardo, è decisivo sul destro di Marquez, poi va a farfalle al 43', ma Bravo riesce solo a centrare il palo.

Per l'Angola alla fine è grande festa, mentre chi aveva pronosticato le semifinali per il Messico probabilmente dovrà ricredersi.