3-0 all'Ucraina. Germania, ci siamo
Gli azzurri ad Amburgo schiacciano l'Ucraina: gol di Zambrotta e doppietta di Toni, poi dedicano la vittoria a Pessotto.
Il 4 luglio a Dortmund la sfida più attesa con i padroni di casa.

 

AMBURGO (Germania), 30 giugno 2006 - Damen und herren, signore e signori, Italia-Germania è servita! L'avevano desiderata e l'hanno ottenuta. E anche Shevchenko diventa piccolo piccolo davanti alla Nazionale, perché un 3-0 non ammette repliche; anche se l'incredibile Buffon non regala la gioia di un gol all'Ucraina. Marcello Lippi rivede la luce persa, ritrova un bel pezzo di Totti e soprattutto Toni che polverizza i suoi tormenti con una doppietta d'autore. Tipica del suo repertorio.

Il c.t. schiera il 4-4-1-1, rinunciando a un attaccante per inserire un centrocampista in più, Camoranesi, rinforzando cosi le fasce. Alla sua destra Pirlo e poi Gattuso e Perrotta. In difesa Barzagli dal primo minuto con Zambrotta a destra, Cannavaro e Grosso a sinistra. Oleg Blochin rinuncia all'idea Rebrov e alla chioccia Sheva affianca Milevskiy, quello del cucchiaio: i due punti di riferimento. Strana la disposizione dei gialli dell'Est che marcano a uomo e propongono un gioco piuttosto prevedibile che i gli azzurri assimilano subito; soprattutto l'evidente inferiorità numerica davanti all'area di rigore.

Camoranesi intuisce per primo e scalda le polveri con un azione centrale e un tiro dal limite che esce di poco. Quasi una prova generale del gol di Zambrotta dopo sei minuti: stessa falcata che taglia in due l'Ucraina e bolide che Shovkovskyi devia appena in rete. Ecco l'Italia che piace a Lippi, veloce sulla fasce, aggressiva a centrocampo, dove Gattuso conquista palle e si immola per la causa. Che ritrova Pirlo e alcune intuizioni di Totti, anche se al romanista manca ancora il passo in più che fa la differenza.

Blochin davanti allo strapotere degli azzurri corregge in corsa con la soluzione migliore: un attaccante, Vorobey, per un difensore, Sviderskyi che va a comporre con Sheva e Milevskiy un tridente davanti a Buffon. Ma non c'è storia davanti alla difesa azzurra e l'immensità di Cannavaro. Che si concede solo al 41' con il primo vero tiro degli ucraini, non a caso di Shevchenko, che Buffon lascia sfilare sul fondo. L'Ucraina perde Rusol per in infortunio al piede destro; al suo posto entra Vashchuk; due terzini di ruolo. Alla fine del primo tempo all'Ucraina resta solo il 58 per cento di possesso palla: macchinoso e micragnoso.

Secondo tempo e Toni scarica sul fondo. Ci prova il viola, ci mette il cuore. Appesantito incalza, lotta. Fa quasi rumore. Un gol gli cambierebbe la vita. Monta però la banda di Sheva; non ha nulla da perdere. Si mantiene alta e pressa. Il gol lo sfiora, ma dalla mischia spunta Buffon che devia in angolo, con un gesto innaturale, il colpo di testa ravvicinato di Kalinichenko. Prepariamoci a soffrire. Santo Buffon si ripete al 13'; respinge non si sa come su Gusev, la palla finisce a Kalinichenko che va sbattere su Zambrotta, il terzo palo.

Ma poiché Dortmund non è più un opinione, l'Italia si scuote a torna a battere sul chiodo. Grosso ci riprova e dalla bandierina allarga per Totti che cambia la vita a Toni: il suo solito colpito di testa, rapinoso, per questo bello. La fortuna ci assiste: la traversa dice no a Gusin. La Nazionale è stanca, corre. Camoranesi merita il rigore. Lippi decide: fuori Pirlo e Camoranesi per Barone e Oddo: la benzina per arrivare alla meta. Ma l'ottano in più ce l'ha Zambrotta: sontuosa penetrazione in area dalla sinistra e tocco per Toni che fa il tap in. E chi lo ferma più? Chi ci ferma più? Perdonaci Sheva, ma la standing ovation è per il tuo amico Gattuso che lascia a Zaccardo. Damen und herren stiamo arrivando.