24 maggio 2011. - Durante l’assemblea del Cgie a Torino, che ha dedicato un’intera giornata all'analisi dell’integrazione delle comunità italiane nei diversi Paesi di residenza, Marina Piazzi, consigliere per il Messico, ha esposto alcune caratteristiche della presenza dei nostri connazionali in questo Paese.

In Messico, ha spiegato Piazzi, «continuano ad arrivare italiani che però, non si iscrivono all’Aire, dunque il numero della collettività non risulta cambiato di molto. Per questo credo che si debba rivedere l’Aire come strumento effettivo di rilevazione degli italiani all’estero. In Messico dai 15 mila Aire si passerebbe a 25 mila. Stesso fenomeno in Costarica e Repubblica Dominicana: 5 mila italiani nella prima, e 9 mila nella seconda. Da considerare, per il Costarica, che la residenza ha un costo economico elevato e va rinnovata ogni anno; per questo, molti escono e rientrano dal Paese. Ci sono poi El Salvador e Guatemala in cui molti italiani hanno perso la cittadinanza».

Cosa, ha precisato, che accade anche in Messico per via delle «quote»: «Quando i tecnici dell'azienda Techint arrivarono in massa, risultarono più del numero permesso e, per non dover andare via, dovettero naturalizzarsi. Noi parliamo di cittadinanza, in Messico di nazionalità: ci sono grosse differenze. Se uno straniero vuole diventare messicano, si naturalizza ma rimangono importanti differenze: per esempio ci sono cariche dello Stato precluse a chi non ha entrambi i genitori messicani».

Continuano ad arrivare italiani: sono laureati e ricercatori. Molte donne. Imprenditori nel turismo e tecnici, ma anche pensionati che vengono in Messico perché hanno più potere d’acquisto. Ma se si ammalano e non hanno un’assicurazione privata, possono anche perdere tutto. «Molti dei nuovi poveri lo sono diventati per curarsi».

La rete diplomatica e consolare onoraria «è sottodimensionata» e «non forma adeguatamente gli addetti»; insomma, «non soddisfa i bisogni né degli italiani né dei messicani che vogliono venire in Italia».  in Messico sono attivi due patronati, un Comites e l’Associazione Italiana di Assistenza. Di 4 Comites dell’area centroamericana, due sono nominati – Costarica e Guatemala - e due eletti (Messico e Repubblica Dominicana).

«Il Comites Messico – ha sottolineato Piazzi – è riconosciuto dall'amministrazione di Città del Messico come rappresentanza democratica degli italiani all’estero. Un passo molto importante perché è una forma di integrazione che passa attraverso la comprensione dei meccanismi di conoscenza ed azione».  Un riconoscimento che «permette al Comites di accedere a concorsi locali per progetti di diffusione culturale e professionale. Ad esempio, in questi giorni l'Assessorato alla Cultura della capitale cultura sta inaugurando una mostra fotografica promossa dal Comites e dalla Uim».

In Messico la comunità si è «inserita agevolmente»; i connazionali sono arrivati secondo un flusso «non organizzato né governato da accordi, ma più alla spicciolata» seppur «ininterrotto».  Ad oggi, «mancano motivazioni condivise» nei connazionali che hanno un «rapporto individualizzato con il Messico che gli ha permesso una più facile integrazione. Diverso – ha precisato – il discorso per altri Paesi del centroamerica dove esistono circoli più o meno frequentati».

In Messico, «le associazioni regionali sono nate solo alla fine degli anni ’80; alcune sono prive di sede e sopravvivono con difficoltà».  Oltre alla Dante Alighieri, sono molto attivi i due Istituti Italiani di Cultura dell’area, (Messico e Guatemala): «hanno sedi prestigiose che servono a dare lustro all’Italia. In più c’è anche l’associazione di italianisti composta da operatori italiani. da oltre 30 anni è attiva all’Università Nazionale Autonoma del Messico (Unam), l’unica facoltà di lettere italiane in America Latina».  Quanto all’Associazione Italiana di Assistenza, ha concluso Piazzi, «il contributo che arriva dalla Farnesina basta per uno dei nostri assistiti».

 

(aise / puntodincontro)

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24 de mayo 2011. - Durante la Asamblea de CGIE en Turín, en la que se dedicó un día entero al análisis de la integración de las comunidades italianas en los diferentes países de residencia, Marina Piazzi, consejero para México, expuso algunas de las características de la presencia de nuestros compatriotas en este País.

En México, explicó Piazzi, «siguen llegando italianos, que no están inscritos en el Registro Civil de Italianos en el Extranjero (AIRE), por lo que el número de expatriados —a nivel oficial— no ha cambiado mucho. Así que creo que se debería revisar el papel del AIRE como instrumento para la detección de los italianos en el extranjero. En México, de 15 mil, se pasaría a 25 mil personas. El mismo fenómeno se presenta en Costa Rica y en la República Dominicana: 5 mil italianos en el primer caso y 9 mil en el segundo. En Costa Rica la residencia tiene un costo económico alto y debe ser renovada cada año. Por esto muchas personas extranjeras prefieren salir del País y volver a entrar. En El Salvador y Guatemala muchos italianos han perdido su ciudadanía».

Esto, dijo, sucede también en México a causa de las "cuotas": "Cuando los técnicos de la empresa Techint llegaron en masa, resultaron ser más que el número permitido, y para no tener que irse, se naturalizaron. Nosotros hablamos de "ciudadanía", en México se habla de "nacionalidad" y no es lo mismo: si un extranjero quiere ser mexicano, se naturaliza, pero las diferencias siguen siendo importantes. Por ejemplo, hay cargos públicos a los que no pueden aspirar quienes no tienen ambos padres mexicanos".

 

(aise / puntodincontro)