Moda, l'Italia a Parigi

Due italiani inaugurano
la settimana della moda di Parigi.

2 ottobre 2009. - Gli stilisti italiani arruolati dalle griffe parigine aumentano. E tocca a due new entry tricolori inaugurare la nove giorni della moda francese (120 appuntamenti fra sfilate e presentazioni).

Sono i milanesi: Marco Zanini, direttore creativo di Rochas, che ieri ha debuttato in passerella; e Rodolfo Paglialunga, responsabile di Vionnet. Marchio acquisito da Matteo Marzotto e Gianni Castiglioni, oggi in calendario al Musèe de l’Homme.

Così - dopo Marras da Kenzo, Pilati da Saint Laurent, Tisci da Givenchy e Valli che qui firma la sua linea - il drappello del made in Italy all’ombra della tour Eiffel vanta sei alfieri in posti strategici. Un bel colpo per il nostro Paese in perenne lotta per il primato del lusso con i cugini d’Oltralpe. Motivo di queste scelte? Uniscono talento creativo e conoscenza industriale. Come dire, sanno fare abiti non banali e vendibili (dettaglio non da poco).

Zanini - spilungone tatuato, pazzo per la musica di Morrisey - si è fatto le ossa da Dolce e Gabbana. Per rilanciare il marchio fondato da Marcel Rochas nel Rochas 1924, ha frullato i must che l’hanno reso famoso (spalle larghe, linea a clessidra, corsetti, tessuti fiorati) con lo stile della sua musa, la sorella Michela. Ex indossatrice, nota per il piglio finto trasandato con cui mischia capi elegantssismi a elementi iper casual. Risultato: una bella collezione giocata sullo chic sensuale e nostalgico dell’Indocina, modello «Amante» di Marguerite Duras. Scandita da giacche chiare, sottane dritte a metà polpaccio, tailleur in fantasie sfumate, portati con Panama prodotti da Borsalino. «La nostalgia - spiega Zanini - fa parte della mia vita e della mia moda. In un momento così volgare credo sia un modo per disfarsi dell'aggressività».

Dal canto suo l’ex pupillo di Prada, Rodolfo Paglialunga, oggi mostrerà il risultato di un anno di fatiche per riscrivere in chiave contemporanea i codici di Madeleine Vionnet. La sartina che dalla periferia parigina è arrivata nel 1912 nell’Olimpo dei grandi drappeggiando sul manichino abiti peplo che facevano impazzire le attrici anteguerra. Sullo spirito di un guardaroba che già all’epoca nasceva fluido e sbieco, senza busti di sostegno, si basa la collezione fatta di quadrati modellati intorno al corpo.

Intanto ieri, Nicholas Ghesquiere per Balenciaga ha ribadito il suo gusto avanguardista, sublimato da ragazze guerriere, sottili come matite. Un po’ squatter, un po’ motocicliste, sigillate in anatomici pantaloni neri, di cuoio e struzzo. Protette da gilet-scudo con giganti cappucci. Deludente Balmain: Chistophe Decarnin insisiste su tenute militar-rock, maglie sforacchiate, marsine e tuniche in maglia metallo. Straviste.

 

(La Stampa)