UDINE, 4 dicembre 2006. - Una riflessione su quelle che possono essere le prospettive per un ruolo ancora attivo e possibilmente più forte della stampa italiana all’estero. È quanto ha voluto proporre Franco Narducci, deputato della Margherita e Segretario Generale del Cgie, intervenuto al Convegno della Fusie tenutosi ad Udine venerdì e sabato scorso.

Occorre, per Narducci, "guardare al presente per progettare gli sviluppi futuri" tenendo presente che "le informazioni sulle comunità all’estero sono strumento di valorizzazione e di promozione del Sistema Italia in ogni accezione".

Strumenti che però corrono un rischio: di trasformarsi, soprattutto da quando sono stati eletti i parlamentari all’estero, nel peggio della stampa italiana.

Per Narducci già ci sono le prime avvisaglie. "Il dibattito politico e livelli di polemica accettabili fanno parte della vita dei media e dei giornalisti. Ma negli ultimi tempi – ha aggiunto l’ancora per poco Segretario generale del Cgie – si è scatenato un vero e proprio processo con la nascita di miriadi di agenzie sul web che riportano cose passibili anche dal punto di vista penale. Fortunatamente – ha commentato Narducci - tutto questo rimane al livello di addetti ai lavori, perché se tutto questo dovesse riverberarsi all’interno delle comunità allora faremmo bene a ritirare il voto all’estero. Perché se c’è una cosa che ha caratterizzato la storia degli italiani nel mondo è che questi per oltre un secolo hanno avuta la capacità, pur nello scontro polemico, di mantenere e costruire insieme un patrimonio di valori che si differenziava da Paese a Paese, ma che in fondo aveva un sistema di riferimento".

Più dell’informazione di ritorno, che Narducci ha definito un’"antica liturgia", gli operatori dovrebbero occuparsi di "aprire una riflessione sull’informazione per le comunità locali" affinché la stampa segua i loro processi d’integrazione e sia in grado di suscitare l’interesse dei giovani.

"Io credo – ha sottolineato il deputato - che ci voglia un sistema caratterizzato da una qualità dell’informazione in grado non di competere con l’informazione locale, ma capace di suscitare l’interesse dei nostri connazionali e soprattutto dei giovani immigrati che rappresentano il termine di confronto dei prossimi anni". Canali privilegiati per raggiungerli sono l’economia da un lato e la cultura dall’altro: su questi due pilastri, ha detto Narducci, si deve "costruire un nuovo sistema d’informazione" che "abbandoni le vecchie pratiche e sia più attenta all’attualità, all’approfondimento tematico delle notizie che illustra, agli avvenimenti e non solo alle opinioni del singolo giornalista o direttore della testata".

"Occorre uno stile nuovo di discontinuità rispetto al passato – ha proseguito Narducci - con meno finestre del direttore, perché c’è bisogno di un lavoro in gruppo per raggiungere una posizione eticamente responsabile per guardare alle comunità come qualcosa di vivo da promuovere".

Quanto all’incontro tra Cgie e i giovani italiani all’estero a ridosso della assemblea plenaria, per Narducci è "il primo passo per avviare un processo che dovrebbe portare alla prima conferenza dei giovani italiani nel mondo". dopo aver ricordato come la loro individuazione abbia dato adito a non poche polemiche, Narducci ha voluto precisare come siano stati scelti "non in base all’appartenenza, ma in quanto membri delle associazioni giovanili".

"Con questi giovani noi vogliamo riprendere il filo del dialogo che era stato lanciato nel 2000 con la prima conferenza degli italiani nel mondo, quando avevamo posto interrogativi importanti sul futuro delle comunità italiane all’estero. Questi giovani – ha aggiunto - parleranno d’identità e cultura. A questi giovani devono guardare i mezzi d’informazione degli italiani all’estero sia quello cartaceo sia la radio che svolge un ruolo fondamentale per la difesa della lingua italiana. Di tutto questo ci deve essere una percezione istituzionale che non può essere quello della pratica assistenziale che è andata avanti per anni".

In questo quadro, allora, anche le testate devono darsi una mossa e riorganizzarsi, soprattutto nei Paesi dove ne operano più d’una, al fine di attuare "sistemi di sinergie per assorbire i costi, perché altrimenti avranno una vita difficile". Il perché è presto detto: "se da una parte infatti diminuisce il pubblico di riferimento, dall’altra – ha ribadito Narducci – deve essere un prodotto diverso che affascini nuovi lettori".

Bisogna organizzarsi, insomma, e fare l’agognato salto di qualità. "La Fusie ed i suoi organi debbono elevare il proprio tasso di progettualità, perché – ha sottolineato Narducci – la Federazione deve avere un progetto da portare avanti affinché riesca ad uscire dalle anguste stanze in cui è stata cacciata. Intelligenze e risorse non mancano".

In quanto parlamentare, Narducci ha infine assicurato che i 18 eletti all’estero "daranno un aiuto per quelli che saranno i passaggi legislativi, affinché questa ricchezza che è stata costruita con mille sacrifici e che oggi è confrontata con un cambiamento straordinario del mondo della comunicazione, possa continuare a svolgere un ruolo che sia di promozione delle nostre comunità locali". (aise)