Finanziaria 2009, il CGIE protesta contro i tagli davanti a Montecitorio
Corsi di lingua e cultura, assistenza sociale, Ici e fondi per organi di rappresentanza Il Consigliere Nardi: questo governo discrimina gli italiani allestero.

11 dicembre 2008. -  C'erano tutti i Consiglieri del Cgie (Consiglio Generale degli Italiani all'Estero), questa mattina davanti a Palazzo di Montecitorio, a protestare contro i tagli previsti dalla Finanziaria 2009 nei confronti delle comunità italiane all'estero.

Al termine dei saluti istituzionali ai delegati giunti a Roma per partecipare alla Prima Conferenza dei Giovani Italiani nel mondo, i membri del Cgie hanno esposto i loro cartelli di protesta ed hanno manifestato pacificamente di fronte alla sede della Camera dei Deputati. L'appello era stato lanciato qualche giorno fa dal consigliere Dino Nardi, d'origine lucchese ma ormai svizzero d'adozione, che ha proposto di sfruttare la visibilità offerta da questo incontro per sollevare tematiche che "difficilmente trovano il giusto spazio sui mezzi d'informazione nazionali".I manifestanti - oltre ai Consiglieri del Cgie c'era anche un nutrito gruppo di giovani - hanno elencato con determinazione le ragioni della contestazione, che si concretizzano nei tagli previsti dalla manovra finanziaria del Governo ma vanno anche oltre. La questione economica incarna un problema di fondo nei confronti degli Italiani che hanno lasciato il Paese. "Potrà suonare retorico - hanno spiegato - ma ci sentiamo abbandonati a noi stessi".

Consigliere Nardi, Lei ha indetto questo raduno per criticare il taglio dei fondi per voi residenti all'estero. Quali conseguenze comportano? "Innanzitutto, visto che l'occasione di questa protesta è offerta dalla Conferenza mondiale dei giovani residenti all'estero, è giusto partire proprio da quello che li riguarda. Loro sono i primi a pagare le conseguenze. Con questa manovra vengono infatti dimezzate le possibilità di fare corsi di lingua e cultura a titolo gratuito. E si pensi che nel mondo sono all'incirca 700.000 i ragazzi che li frequentano. In Svizzera ad esempio sono 16.000, di cui 5.000 a Zurigo, la mia circoscrizione. La critica è più ampia, e riguarda l'atteggiamento complessivo assunto da questo governo dal momento che si è insediato, visto che ha avviato fin da subito una forma di discriminazione nei confronti degli italiani all'estero, in particolare qui nel nostro continente".

Sta dicendo che questo atteggiamento ha una qualche relazione con i risultati elettorali delle circoscrizioni estere, che hanno premiato esponenti dell'opposizione?"Rispondo citando Andreotti: a pensar male si fa peccato, ma raramente si sbaglia".

Quali sono in sintesi i campi più penalizzati dalla manovra del governo per il 2009?"In primis la questione dell'Ici, che ci tocca da vicino perché mina il nostro radicamento con il nostro Paese d'origine. È assurdo che gli italiani che vivono all'estero siano stati esclusi dai benefici per l'esenzione Ici sulla prima casa, che solitamente usiamo quando torniamo per le feste o comunque per mantenere un legame forte con la madrepatria. Poi l'assistenza diretta e indiretta ai meno abbienti, per la quale si può citare l'esempio dell'assegno sociale. Prima della chiamata alle urne l'attuale maggioranza aveva promosso una grande campagna elettorale all'estero incentrata proprio su questo tema. Però, una volta incassato il voto, non solo le pratiche per ottenerlo non sono state facilitate, ma addirittura prima delle ferie sono state inserite delle clausole che ne rendono ancora più difficile l'ottenimento. Infine tagli meno forti, ma altrettanto importanti, riguardano il Comites, l'Intercoimites e la Cgie: non c'è bisogno di una legge ad hoc che ne determini la chiusura. Basta stringere piano piano il bocchettone della bombola dell'ossigeno, e questi organismi moriranno lentamente per mancanza d'aria. In sintesi: chi vive in Italia può accedere a forme di sussidiarietà legate non solo allo Stato centrale. Penso agli enti locali, alle Province, alle Regioni. Per noi, invece, esiste solo il canale del Ministero degli Esteri, e una volta che si stringe quel cordone non abbiamo altre risorse a disposizione".

Come si rapportano i giovani a questa situazione, specialmente quelli nati all'estero da genitori italiani?"Il livello di disinteresse manifestato dalle istituzioni del Paese d'origine nei confronti delle nostre comunità è argomento di conversazione domestica. I nostri figli, che già di base non coltivano l'interesse nei confronti della politica e in special modo quella italiana, respirano questo clima, e questo clima incide negativamente nell'idea che si fa un giovane rispetto al proprio Paese d'origine, minando il radicamento della loro identità italiana. I risultati si vedranno tra qualche lustro, ma il problema è già stato affrontato durante gli incontri preliminari di questa conferenza. Non ci si poteva aspettare che i giovani non risentissero di questa situazione, e giustamente la stanno affrontando anche in questo contesto in merito a ciò che li riguarda ".La percezione del disinteresse citato da Nardi è ancora più evidente e arrabbiata nelle parole di chi vive ancora più lontano dall'Italia, come le Consigliere Marina Piazzi (Messico e America centrale), Marina Salvarezza (Colombia e Ecuador) ed Emilia Vitale (Nord-America).

Perché siete qui a protestare?Piazzi: "È stato applicato un taglio generalizzato vicino al 60% per quanto riguarda tutti i contributi per gli italiani che vivono all'estero. I tre settori più colpiti sono la cultura, l'assistenza e la rappresentanza. Quello che lascia sbalorditi è che si tratta di tagli su cifre già ridotte, su cui non chiedevamo alcun aggiornamento. Le rimesse degli italiani all'estero, e verso tutto quello che producono promuovendo il made in italy e il "marchio Italia", non hanno avuto alcun riscontro positivo per noi. Questi tagli significano non tanto una riduzione dell'attenzione nei nostri confronti, ma il blocco totale per le politiche rivolte agli italiani all'estero. E tutto questo proprio nel momento in cui, attraverso questa prima conferenza mondiale, si fissa un punto di partenza per le politiche rivolte ai giovani, dall'altre parte si fa terra bruciata intorno. Oggi non potevamo proprio fare a meno di manifestare".Salvarezza: "Siamo qui anche per i nostri figli. Rinunciare ai corsi di lingua e cultura italiana è doloroso, perché si tratta di strumenti fondamentali per mantenere un vincolo forte con il nostro Paese. Bisogna ricordare poi che all'estero, anche in Sud America, ci sono tanti italiani che non sanno parlare la nostra lingua: privarli di questa risorsa significa privare i giovani di uno strumento assolutamente fondamentale. Equivale a minare la dignità di noi italiani che viviamo all'estero". Vitale: "Il presidente della Camera Fini ha parlato ha parlato di cultura e lingua italiana, ha lodato il nostro impegno a valorizzare questi valori e ci ha sospinto a proseguire nella nostra azione. Le sue parole ci hanno convinti ancora di più dell'opportunità di questa protesta".

 

(News ItaliaPress)