15 ottobre 2008. - Importanti insediamenti dei Vestini, uno dei popoli italici dell’antico Abruzzo, erano situati lungo il tracciato millenario del tratturo, dove poi in epoca romana si sarebbe snodata la via Claudia Nova, consolare che collegava la città sabina di Amiternum alla via Valeria. Nella valle del Tirino, sotto l’attuale Capestrano, sorgeva l’antica Aufinum (Ofena). In quei pressi, nella piana, nel 1934 un contadino rinvenne un importante reperto della civiltà italica, subito chiamato “Guerriero di Capestrano” per l’imponenza e la misteriosa singolarità dell'equipaggiamento. Studi approfonditi, segnatamente dell’archeologo Adriano La Regina, negli anni Settanta hanno accertato che la statua, risalente al VI secolo a.C., rappresentava il re Nevio Pompuledio. Dapprima il Guerriero, e poi le recenti campagne di scavo dirette dall’archeologo Vincenzo D’Ercole, stanno cambiando la storia dell’archeologia di quest’area dell’Abruzzo interno. Hanno fatto emergere la raffinata civiltà dei Vestini, antico popolo fino a qualche tempo fa ritenuto di semplici pastori e guerrieri, civiltà confermata dai preziosi reperti rinvenuti in numerose necropoli. Il “Guerriero di Capestrano”, esposto a Chieti nel Museo Archeologico Nazionale della Civitella, è ormai diventato il simbolo dell’Abruzzo, regione che non finisce di stupire per le sue ricchezze artistiche, architettoniche ed ambientali, ma anche per i valori archeologici che testimoniano la civiltà degli antichi popoli italici che l’abitavano. Caratteristico di Capestrano è il Castello Piccolomini, posto sulla sommità del colle su cui arroccano le belle case del paese. E’ una cittadella fortificata, tutta in pietra, costruita a forma triangolare sulla roccia del monte, con una facciata racchiusa tra tre torrioni cilindrici agli angoli. La parte posteriore conserva ancora intatta la vecchia struttura medioevale. La torre centrale, a forma quadrata, ha un orientamento anomalo rispetto al resto della costruzione e ciò fa pensare che l'odierno castello, modificato nel 1400 da Antonio Piccolomini, sia sorto su un precedente sito fortificato. Il castello, molto probabilmente, sarà sede d’un museo per la conservazione ed esposizione dei reperti del popolo Vestino con annessa scuola d’archeologia per studenti da tutta Europa.

Capestrano è anche il paese dove nacque San Giovanni, il 24 giugno 1386, uno degli uomini più importanti nella storia del vecchio continente. Abbandonata la professione forense a Perugia, Giovanni divenne francescano dell’Osservanza. Allievo ed amico di San Bernardino da Siena, fu un grande predicatore e condottiero, la cui fama si estese in tutta Europa. Nel 1453, caduta Costantinopoli, capitale dell’Impero Romano d’Oriente, la paura per la minaccia alla cristianità europea era tangibile e incombente, a causa dall’avanzata inarrestabile dell’islam e dei Turchi. Se l’Europa si salvò, fu sopratutto per merito di Giovanni da Capestrano, il frate abruzzese che con la sua predicazione promosse la difesa del continente dai Turchi, reclutando truppe per l’esercito specie in Ungheria. La sua azione a difesa dell’Occidente fu determinante nella vittoriosa e decisiva battaglia di Belgrado, dove spronò e guidò le truppe, meritandogli l’appellativo di “apostolo dell’Europa Unita”. Purtroppo, però, gli costò la vita, perché proprio a Belgrado contrasse la peste, morendo tre mesi nel convento di Ilok, in Croazia, il 23 ottobre 1456. Fu canonizzato nel 1690 da papa Alessandro VIII. Tutto questo è Capestrano. Un borgo suggestivo oggi gemellato, nel nome del grande Santo, con la città di San Juan de Capistrano, in California. Il 12 ottobre, nel salone del Castello pieno in ogni ordine di posti, si è tenuta la cerimonia di consegna ai vincitori del Premio "Guerriero di Capestrano", giunto quest'anno alla terza edizione, in Italia l’unico premio internazionale per l’archeologia. A fare gli onori di casa il sindaco Antonio D'Alfonso, e Lucia Di Fiore, Presidente della Pro Loco, presenti il consigliere Fabrizio D'Alessandro in rappresentanza della Provincia dell'Aquila, altri sindaci del comprensorio ed autorità della provincia. La Giuria del Premio, presieduta da Vincenzo D'Ercole per la sezione Archeologia e da Anna Ventura per la sezione Cultura, composta da Massimo Pamio, Iva Polcina, Sabrina Di Persio, Giuseppina Sebastiani e Giuseppina Verdoliva, ha assegnato i premi ai vincitori delle varie sezioni, con le rispettive motivazioni.

Premio per l'Archeologia al prof. Adriano La Regina. Archeologo di riconosciuta fama non solo nazionale, già Soprintendente di Roma, autore di studi fondamentali sui Vestini e sui Pentri, massimo studioso vivente dei Sanniti e sulle iscrizioni arcaiche, sulle istituzioni e sulle guerre sannitiche,il prof. La Regina ha tenuto un'ampia e dettagliata relazione sullo stato e lo sviluppo della ricerca archeologica nella zona dei Vestini, dove sono state fatte scoperte che hanno mutato sia la ricostruzione della storia di queste popolazioni che gli orientamenti della ricerca, a partire dalla scoperta casuale della statua del Guerriero. Una novità interessante del suo intervento è stata la presentazione dell'immagine d’un busto femminile, dello stesso autore della statua del guerriero, che è stato definito come “La Signora di Capestrano” per le evidenti affinità stilistiche.

Premio per la Poesia a Giuseppe Rosato, di Lanciano, per il libro di poesia "La traccia di beltà" (Edizioni Noubs). Giuseppe Rosato è il più grande poeta abruzzese, di grande rilievo nel panorama della poesia italiana. Al suo attivo ha una ventina di raccolte di liriche, nelle ultime delle quali egli raggiunge vertici di perfezione stilistica e lessicale e soprattutto assume una cifra personale unica, inimitabile, sicura, improntata a un rigore letterario straordinario. “La poesia è una vita di scorta”, ha Egli affermato citando Ennio Flaiano. E lui la vita l'ha condivisa con la moglie da poco scomparsa, la cui memoria ha ispirato la silloge poetica premiata.

Premio per la Narrativa a Luciano Ricci, di Isola del Gran Sasso, per il romanzo "La farfalla rossa" (Ed. Sperling & Kupfer). Luciano Ricci è il maggiore scrittore abruzzese, prosatore fine ed elegante, piega la scrittura ad una volontà ridondante, che lo conduce allo sperimentalismo più sincero. E' per questo definibile il Gadda abruzzese. Ha pubblicato numerosi romanzi e saggi. Gratificante per lui questo premio, sia per le qualità degli altri premiati che per l’autorevolezza della Giuria. Si sono classificati al secondo posto Carlo Bordoni, con il romanzo "Istambul bound", ed ex-aequo Enza Buono con il romanzo "Quella mattina a Noto". Terzo classificato Angelo De Nicola con "La Missione di Celestino". Premi Speciali della Giuria a Maria Barresi per il romanzo "Non dire niente" e a Mariangela Ippoliti per l'opera "Testimoni del disagio", in cui l'autrice raccoglie emblematici casi di emarginazione e solitudine. Un testo vibrante che scopre dettagli di cronache che non leggeremo mai sui giornali.

Premio Internazionale a Gofredo Palmerini. Impegnato in politica e nel settore culturale, “…nel difficile fronte che segna il crinale tra realtà umane particolari, non più ancorate alle certezze delle proprie tradizioni, ma collocate in luoghi e condizioni di vita diversi: il che vuol dire abbracciare sia la realtà degli immigrati nel nostro paese, sia quelle di chi dal nostro paese si è allontanato per cercare altrove le risposte giuste alle proprie istanze di vita”, come dice la motivazione del premio. Con perseveranza e creatività egli è riuscito a crearsi un efficace sistema di comunicazione on line con i paesi più lontani: Argentina, Australia, Belgio, Brasile, Canada, Cile, Germania, Messico, Perù, Spagna, Stati Uniti, Svizzera, Sud Africa, Repubblica Dominicana, Uruguay e Venezuela. Una rete globale, fittissima, che collega buona parte delle realtà associative regionali all’estero – egli peraltro è un membro del Consiglio Regionale degli Abruzzesi nel Mondo - dando un grande contributo alla diffusione della cultura italiana, ed abruzzese in particolare, in tutto il mondo attraverso notiziari on line, giornali e periodici in lingua italiana pubblicati all’estero. Palmerini ha dedicato il suo premio a quei 60 milioni d'italiani che con serietà e dignità rappresentano l'Italia all'estero ed ha richiamato il ruolo rilevante ed insostituibile e che la stampa italiana all’estero svolge nei confronti delle nostre comunità nei cinque continenti.

Premio per la Cultura a Sandro Valletta, marsicano, appassionato conoscitore del mondo dell'emarginazione, di cui si fa attento interprete e portavoce attraverso libri densi d’interesse ed umanità, quali: "Viaggio nel mondo degli invisibili", con prefazione di M. Teresa Letta; "Vegliare il presente" con la prefazione del ministro Stefania Prestigiacomo; "Per non dimenticare", con presentazioni di Federico Buonadonna e Stefania Zuccari; "Testimoni del disagio", scritto con Mariangela Ippoliti. Di prossima pubblicazione una biografia di Remo Gaspari, uomo politico abruzzese per decenni protagonista della politica nazionale in molti governi, con presentazioni di Ferdinando Casini, Giulio Andreotti e Gianni Letta. Valletta collabora con il Politecnico delle Marche, l'Università di Ancona e la LUMSA. E' stato insignito del Premio Nazionale di Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

La cerimonia si è conclusa con il conferimento del premio “San Giovanni da Capestrano” a Giuseppe Fidelibus, per i suoi Saggi su Sant'Agostino. Il premio è stato dedicato alla memoria di Don Giussani, il cui sostegno morale ed umano è stato prezioso per portare avanti la ricerca. Don Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, sosteneva infatti che la cultura nasce da un gusto per la vita. “Quid animo satis?” Che cosa dà all'animo l'esperienza della soddisfazione? La pratica della cultura come gusto per la vita. C’è infine da annotare che la domenica precedente il Premio “Guerriero di Capestrano” aveva avuto un prologo nella sala consiliare del Comune di Bussi, in provincia di Pescara, con la consegna dei riconoscimenti per il giornalismo: a Dom Serafini, un abruzzese d’America che opera tra New York e Los Angeles, editore e direttore di VideoAge, rivista sulle nuove frontiere della comunicazione, per il giornalismo all’estero; per quello nazionale, riconoscimento ad Antonio Socciarelli ed infine il Premio alla carriera giornalistica a Fausto Ianni. Da molti anni iscritto all’ordine dei giornalisti, Fausto Ianni si è intensamente occupato della realtà culturale italiana, specialmente nel campo dell’arte. Con la sua penna feconda ha annotato, nel corso degli anni, le più importanti manifestazioni sulle arti figurative e, in campo regionale, ha seguito con i suoi saggi critici moltissimi artisti, taluni assurti a fama nazionale, curando mostre e cataloghi. Aquilano schivo ed indipendente, non ha mai abbandonato i suoi studi, la ricerca del bello e del giusto, scrivendo articoli anche su riviste nazionali. Insomma, il Premio “Guerriero di Capestrano” in tre anni ha conquistato una dimensione ed un successo significativi, con riconoscimenti a Personalità di grande rilievo. Un buon viatico per l’avvenire.

 

emedoro@gmail.com