MILANO, 14 dicembre 2006. - "un conto e dare il voto a italiani che si trovano all'estero anche per un periodo lungo come lavoratori con contratti particolari un conto dare il voto a persone che oramai sono all'estero da qualche generazione e che di conseguenza hanno visioni dell'Italia completamente falsate in alcuni casi anzi quasi sempre non conoscono neanche la lingua di provenienza ma la cosa più importante è questa, il livello di tassazione che devo sopportare è determinato dal voto di alcuni rappresentanti di persone che alla fine dei conti non subiranno questa tassazione, ovvero non sono soggetti a tassazione e questo fatto mi fa letteralmente infuriare. Come possono determinare quei voti il mio livello di vita in servizi, civiltà, e imposte? Quando loro non sanno neanche cosa vuol dire? Mi dispiace saranno anche italiani ma vale sempre quella massima americana 'niente rappresentanza se non paghi le imposte'", firmato, uno che la pensa .... diversamente, ovvero Claudio Guidotti, un italiano qualsiasi, dalle colonne di "Italians" la rubrica di Bebbe Severgnini su Corriere della Sera.

Signor Guidotti, lei fa distinzione tra italiani e italiani?

Certo che distinguo tra italiani momentaneamente all'estero da quelli che hanno residenza all'estero e cittadinanza di un altro Paese.

Il voto solo a chi paga le tasse dunque?!

Certo, il voto solo a chi paga le imposte, ma non solo,  a chi ci vive quotidianamente ..... così si accorge cosa significa: a. avere o non avere una legge sull'aborto, b. sulla procreazione assistita e come, c. sulle pensioni d. debbo continuare?

 ... di conseguenza?!

di conseguenza sono favorevole al voto degli immigrati purchè vivano e lavorino nel nostro Paese da almeno 10 anni.

Crede ai brogli elettorali sulla Circoscrizione Estero dei quali in questi giorni tanto si parla?

Con questa legge tutto può essere avvenuto, è stata una legge "porcata", mancano i mezzi e soprattutto è fatta malissimo.

Quale idea si è fatto degli italiani all'estero di seconda e terza generazione?
Ritengo che gli italiani all'estero di seconda ed oltre generazione abbiano legami, nella maggior parte, molto deboli e comunque visioni abbastanza distorte del Paese di origine, per un fatto molto semplice, non ci vivono, e di conseguenza non sanno esattamente sulla loro pelle cosa significhi, hanno informazioni riportate, che come si sa spesso vengono deformate, basta fare un corso sulla comunicazione!!!!!!!

Crede sarebbe utile un flusso di varie informazioni dalle comunità italiane all'estero verso l'Italia?

La conoscenza reciproca è sempre stata un mezzo per avvicinare le persone, dipende tutto da come avviene e soprattutto se c'è obbiettività.

 

Da News Italia Press