La tessera annonaria
Di Claudio Bosio. Prima parte

Carta annonaria individuale.21 aprile 2009. - «Se potessi avere mille lire al mese…», cantava Gilberto Mazzi, nel 1939. Chiediamoci, allora: si potrebbe declinare il medesimo motivetto, adattandolo alle condizioni odierne e canticchiare «Se potessi avere mille euro al mese»? Di certo con una tale busta paga nessuno sarebbe «certo di trovare tutta la felicità», anzi sarebbe strasicuro di dover stringere la cinghia per tirare a fine mese. Ma è possibile sapere a quanti euro ammontano 1000 Lire del 1939. La risposta è si: 880 €2009. Per giocare a questo gioco, ci si può servire delle tavole raccolte dall'ISTAT, sul nuovo volume "Il valore della moneta dal 1861 al 2003", che contiene i coefficienti di rivalutazione che permettono di effettuare i confronti monetari nel tempo. Per esempio, sapendo che, nel 1942, il pane costava 2,60 Lire/kg dal panettiere (prezzo "tessera-calmierato") e, invece, 23 Lire/kg al "mercato nero", possiamo mettere in evidenza (a parte la folle differenza fra i due prezzi, +785% !!) che mentre 2,60 Lit1942 corrispondono a 2.306,5 Lit2003, cioè 1,2 €2009, 23 Lit1942 sono pari a 20.404 Litt2003 e cioè 10,5 €2009. Certi prezzi incredibilmente esorbitanti ci danno comunque un’idea di quanta ... fame dovesse avere chi era disposto a sborsare tanti quattrini al "Mercato Nero", pur di mandar giù qualcosa. La battaglia della fame di noi italiani, è durata quasi dieci anni, cioè dal 1936 al 1946 circa. L'Italia Fascista s'imbarcò, nel breve spazio di 5 anni, in tre guerre succes¬sive: Etiopia, Spagna e IIa guerra mondiale. Ovvio che, a partire dal 1936 (l'epoca delle inique sanzioni) le condizioni della popolazione italiana abbiano subito un progressivo, doloroso giro di vite. Mussolini, d'altronde, lo ha ribadito chiaramente (1936): "In caso di guerra si sacrificano, in parte e al completo, i consumi civili". Facile previsione: come in tutte le guerre che si rispettino, la rarefazione di molti beni essenziali è causata dalla riduzione della loro produzione interna, dalla loro minore importazione dall'estero, oltre che dal consumo straordinario da parte delle forze armate. Il fatto che questi generi di prima necessità vengano a scarseggiare, com¬porta, ovviamente, un aumento dei prezzi e, di conseguenza, dell'indice del costo della vita. Si potrebbe scrivere un aulico poema sulla cucina autarchica inventata di sana pianta dalle nostre Mamme. Quasi tutto quel che compare, dal ’36 in poi, a tavola, è fasullo, dal ragù alla Bolognese (fatto senza carne) al caffé (ottenuto da miscele di strani fittoni, tostati e macinati ad arte). Quando si offre qualcosa di genuino, si usa raddoppiare la parola per indicare che non si tratta di ripieghi autarchici: caffè-caffè, carne-carne, lana-lana. Nel tentativo di frenare il rincaro della merce, ad un certo momento, il Regime fa inevitabilmente ricorso al calmiere, cioè all'imposizio¬ne di un prezzo massimo di vendita. Risultato : anziché diminuire di prezzo, la merce sparisce dai negozi e viene venduta sotto banco assai più cara. Visto l'insuccesso dell'operazione-calmiere, i nostri reggitori fanno quindi entrare in funzione le "tessere annonarie " con le quali è possibile acquistare merce in ragione di una ben determinata quantità e ad un prezzo ben definito. Il razionamento effettuato mediante queste tessere, è un rimedio assai ben accetto dal popolino: nulla ha mai tanto affascinato la gente, quanto il supporre che i "signori " subiscano le stesse angherie. Nel suo libro II lungo viaggio attraverso il fascismo, Ruggero Zangrandi cita il pensiero del Duce, a questo riguardo: La tessera del pane durerà finché esisterò io; perché così i vari Agnelli e Donegani mangeranno come il loro ultimo operaio. Con l'introduzione di queste carte annonarie, si verifica la …scomparsa di molti prodotti, considerati "voluttuari". Dello zucchero non si ha più traccia: in sostituzione, il Regime ha messo in commercio un dolcificante (saccarinato di sodio) detto "zucchero di Stato" (che si dice sia velenoso per i bambini). La Mamme, intanto, si son messe a ... produrre miele, istallando in giardino un'arnia con relative api. Naturalmente quel che è la norma per i più, non vale per pochi fortunati mortali, i cosiddetti 'pescecani" : per questi individui non esistono né restrizioni dei consumi né lunghe code davanti ai negozi. Acquistano tutti prodotti che vogliono, anche i cosiddetti "d’anteguerra". Ma proprio nell’anteguerra, pochi avevano il mitico stipendio da "mille lire al mese" e la vita del proletariato era indubbiamente dura. Nel 1935 un quotidiano aveva generalmente quattro pagine e costava in media 30 centesimi; (550 Lit2003) ossia 0,29 €2009.

 

Nel 1935, i salari mediamente in vigore erano i seguenti:

bracciante agricolo  9 lire/giorno  15.336Lit2009  7,9 €2009)
operaio specializzato  350 lire/mese 596.396Lit2009 308€2009
laureato, impiegato A.L.  800 Lire/mese 1.363.190 Lit2009  704 €2009)
dirigente  1000 Lire/mese 1.703.989 Lit2009  808 €2009

 

Nello stesso anno i generi di prima necessità costavano mediamente così:

pane 1,6 Lire /kg 2.726 Lit2009 1,4 €2009
riso 2 Lire/kg 3.408 Lit2009 1,8 €2009
patate 60 cent./kg) 1.022 Lit2009 0,5 €2009
farina di granoturco 1,17 Lire/kg 7.106 Lit2009 3,7 €2009
farina bianca 2,6 Lire/kg 4.430 Lit2009 2,3 €2009
carne di IIa scelta 7 Lire /kg 11.929 Lit2009 6,2 €2009
carne di cavallo, da lesso 3 Lire/kg 5.112 Lit2009  2,6 €2009
burro 1 Lira/etto 1.704 Lit2009 0,9 €2009
surrogato di caffè 1,50 Lira/etto 2.556 Lit2009 1,3 €2009
uova 4 cent. l'una)  68 Lit2009 4 cent €2009
uva 2Lire/kg 3.408 Lit2009 1,8 €2009

 

Il vino, quello sfuso delle osterie, costava poco (circa 80 cent/litro cioè 1363 Lit2009, 0,7 €2009) e se ne smerciava quantità abnormi. Ma a Mussolini il vino non piaceva più di tanto, se è vero quanto disse:

«Tra gli alpini, il solito vezzo di darsi al vino. È Manaresi che ha introdotto questo tipo dell'alpino bevitore. Bisogna bere poco. Bisogna mangiare l'uva, come l'umanità ha sem¬pre fatto, prima che Noé, ebreo, la facesse fermentare »

[Da Giuseppe Bottai: Diario 1935-1944]. Prendendo in considerazione una famiglia di 4 persone, cerchiamo di rico¬struire un ipotetico cestino della spesa, base mensile:

Spesa Al giorno Al mese  Lit1936/mese  Lit2003/mese 2009/mese
pane 1 kg 30 kg  48  81.791  42.2
riso 0,2 kg 6 kg 12 20.448 10,6
patate 0,8 kg 24 kg 14,4 25.537 13,2
farina di granturco 1 kg 30 kg 35,1  59.810 30,9
farina bianca 0,5 kg 15 kg 39 15.336 7,9
carne di IIa scelta 0,2 kg 7 kg 52,5 89.459 46,2
burro 0,2 kg 6 kg 60 102.239  52,8
surrogato di caffé 0,1 kg 3 kg 45 76.679  39,6
uova 1  30 12 20.448 10,6
vino 1 litro 30 litri 24  40.896 21,2

  Totale

342  532.643  275.4 

                                    

Questo cestino, per quanto incompleto (non riporta, ad esempio, né latte né formaggio) ci permette tuttavia di confrontare i salari mensili (sopra-riportati) con l'ammontare della spesa per l'alimentazione di una famiglia tipo. Ne risulta quindi che 342 Lit. sono il 97.7% del salario mensile di un operaio, ossia il 42.8% dello stipendio di un impiegato, ossia il 34.2% di quanto si mette mensilmente in tasca un dirigente d'azienda. Il bracciante agricolo deve tirare la cinghia e mangiar qualcos'altro: le 190 Lit/mese circa che guadagna, non sono sufficienti alla bisogna.

Spostiamoci, ora, nel tempo e facciamo un salto di 5 anni. Siamo nel 1940, tempo di guerra: l'Italia è ... in coda per far la spesa. Le cosiddette restrizioni cominciano a farsi sentire: la guerra ha chiuso inesorabil-mente le porte del Mediterraneo, rendendo aleatori i rifornimenti dai paesi esteri. Vengono subito sottoposti ad ammasso obbligatorio il grano, il frumento, le barbabietole da zucchero, l'olio d'oliva, l'avena, la segala, l'orzo. Le misure sono diverse: del grano va consegnato l'80 %, della segala il 40%, dell'olio il 70%. Sfugge a un controllo severo solo il vino per l'impossibilità di immagazzinarlo da parte dello stato e per la necessità privata di immetterlo subito sul mercato per realizzare il denaro occorrente per continuare la coltura. La guerra non si rivela proprio quel lampo tanto ventilato, ma la potenza dell'Asse è fuori discussione, come la vittoria finale. Allora tanto vale subire in pace qualche restrizione di … guerra ! Facciamo un altro balzo nel tempo: siamo nel maggio del 1942. Sono già due anni che siamo in ballo e l'Italia appare economicamente stremata e profondamente scoraggiata. Il clima "interno' è sempre il solito; restrizioni, borsa nera, tessera annonaria e borsa nera. Nessuno mette in dubbio le promesse del Duce: nudi e crudi alla meta. Ecco cosa dobbiamo aspettarci. Nel 1941 la tessera annonaria è stata estesa a tutti i generi alimentari, il numero di calorie che si offre agli italiani è fra i più bassi d'Europa, di poco supe-riore a quello miserando dei polacchi: 850 calorie al giorno in Polonia, 1100 in Italia, 1990 in Germania. Sempre nel'41 caffe e dolciumi sono "scomparsi", termine eufemistico per dire che si sono estinti, le loro esigue scorte sono esaurite. Adesso, le razioni dei generi alimentari più importanti sono le seguenti: 200 grammi di pane al giorno, 400 di carne al mese, 500 di zucchero, 100 di olio. Vengono tesserati anche sapone, vestiti, scarpe. Incomincia la pratica dell'arrangiarsi: gli industriali creano delle mense rifornite in parte con il mercato nero; Con la scusa della siccità del '39 e del '40 sono state fatte macellazioni indi-scriminate e la riserva di carne è paurosamente ridotta.

 

(continua ....)

3 febbraio