All'estero ... si può

Filippo Baglini è fisico, poeta e giornalista.
A Londra ha trovato l’angolo per la sua libertà.

Filippo Baglini.


27 aprile 2010. - Andare a Londra? Per Filippo Baglini “una scelta di vita”. Un amore nato a scuola, “studiavo geografia ed ero attratto da quell’isola in mezzo a due oceani: me ne sono innamorato. Qui ho trovato l’angolo per la mia libertà”. Baglini è nato a Pietrasanta, terra di artisti e scrittori, e lui non è da meno. Giornalista, poeta e una laurea in Fisica, ma nessuno stupore, “i primi scienziati erano filosofi, poeti, scrittori, si pensi a Galileo. Lo scienziato è un poeta della natura, ama sapere cosa è nascosto nelle cose, come un filosofo è amante del sapere. Non mi sono mai trovato in conflitto con la mente e il cuore, anzi. La scienza mi ha aiutato a conoscere i meccanismi che regolano la natura, e in essa, oltre alle particelle, c’è magia, un amore misterioso che lega il tutto, e solo il cuore è in grado di leggerlo”.

Filippo Baglini inizia a scrivere poesie prestissimo, “avevo nove, forse dieci anni, guardavo il mondo dalla finestra affacciata sul Serchio, il tramonto era acceso e un pensiero mi prese il cuore”. Oggi ha appena pubblicato Passi nel silenzio (Fidest) una raccolta di poesie che verrà presentata alla Fiera del Libro di Torino e in varie città estere, “versi che descrivono il mio stato d’animo, ogni parola è sentita, sofferta”, e la quarta di copertina recita “il deserto vasto pieno di possibilità è il locus d’elezione di Baglini che, sondando l’imprevedibile, suggerisce visioni, tesse trame, incanta”.

Baglini non dimentica l’altro suo grande amore, la fisica: “è come la poesia, non si raggiunge mai un traguardo. Dalla fisica ho avuto molte soddisfazioni, come la fortuna di lavorare al CERN di Ginevra al cospetto del più grande acceleratore di particelle del mondo, un punto di arrivo, ma appena raggiunto ho capito che ve ne sono altri forse più importanti. La scrittura è uno di questi. Non parlerei però di traguardi ma di trampolini di lancio verso nuove dimensioni, tutte da esplorare”.

A Londra inventa e dirige L’ItaloEuropeo. Tra le numerose interviste, una in particolare, segna la sua memoria: quella con Alda Merini. “Mi presentai a casa sua, sui Navigli a Milano, con un mazzo di fiori, ma la porta nonostante l’invito si aprì solo 4 ore dopo, era stanca e non voleva parlare. Poi non mi avrebbe mai lasciato andar via. Non dimenticherò mai le emozioni che mi ha regalato la Poetessa”. Oltre al giornale, Baglini ha fondato l’Associazione Culturale ItaloEuropea, di cui è Presidente, con l’obiettivo di promuovere la nostra cultura e farla amare anche agli stranieri.

Phil, così è oggi per tutti, vanta tra i suoi studi anche quelli sulla Sacra Sindone, e nel 2009 a Londra ha tenuto una conferenza sulla reliquia tra scienza e storia. “Mi sono avvicinato alla Sindone a 23 anni. Studiandola mi sono accorto che rappresenta una domanda, e tale rimarrà. Credo non si arriverà mai ad una conclusione: la scienza sembra impazzire, come spesso il cuore, davanti a quel lenzuolo”.

Baglini è un fiume in piena, si fa fatica a scegliere cosa raccontare delle sue molteplici attività, e lo stupore aumenta se si considera l’età, 36 anni, quasi un bambino prodigio. Ma se fosse rimasto in Italia, avrebbe potuto fondare un giornale, una associazione culturale e pubblicare libri con gli stessi mezzi e risultati? “Forse sì, ma avrei faticato il triplo. All’estero nulla è facile, ma come dico io, tutto è possibile. A Londra, per esempio, c’è molta competizione, ma se hai un progetto, una buona idea, trovi sempre qualcuno che ti ascolta, nulla ti viene negato”.

 

Giovanna Chiarilli – IL PUNTO

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