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25 gennaio 2012 - Ferruccio Amadei e Angiolamaria Squassi nacquero entrambi
in Italia, a Milano, il primo il 10 luglio 1915, la seconda il 2 aprile 1923
1. LA GIOVENTÙ.
Ferruccio era il secondo figlio di un professionista di
origine veneto, stabilitosi a Milano, che aveva lavorato tutta la vita alla
Carlo Erba, fino a diventarne l'Amministratore Delegato; teneva saldamente
in mano la contabilità della ditta con una matita ed un quaderno: quando la
matita stava per finire, la portava a casa, affinché la moglie Maria la
usasse per fare i conti della spesa.
Uomo particolarmente economo e di abitudini morigeratissime, era riuscito a
comprarsi una bella villa in Via Pascoli, con una statua del Mercurio alato
nel vestibolo della scala; aveva poi un orologio d'oro a tre coperchi International Watch, ma non lo usava, perché troppo lussuoso.
Più avanti,
andando in pensione, si era fatto anche l'appartamento in Liguria, ad
Alassio, perché, dolente di cuore, il dottore gli aveva raccomandato di
andare a vivere al livello del mare; però l'automobile, malgrado le
pressioni del figlio, non l’acquistò mai, perché, secondo lui, "era un lusso
da nababbi".
Uomo autodidatta, aveva studiato da solo il francese,
l'inglese, il tedesco e lo spagnolo, e leggeva Shakespeare, Goethe,
Cervantes e i romanzieri francesi classici in lingua originale; ebbe una
vita piena e si spense a 81 anni nella sua casa di Alassio.
La sorella maggiore, Virginia, era una donna dotata di un carattere molto
forte e di una volontà senza limiti, caratteristiche certo ereditate dal
padre. Senza aver avuto studi universitari, riuscì a conservare e
ristrutturare la casa di Via Pascoli, semidistrutta dai bombardamenti, a
comperare la farmacia del suocero, l'appartamento sul Lago di Garda,
succesivamente i locali per la farmacia in Via Paolo Sarpi, e, in realtà,
occupò tutta la sua vita a lavorare arduamente, per dare tutto all'unico
figlio Sandro. Era anche concertista di pianoforte, e brava donna di casa,
ottima cuoca.
Angiolamaria era figlia unica di un farmacista di origine emiliana, Giovanni
Battista, che aveva una farmacia a Milano, in Via Porpora; insieme alla
moglie Luisa, si dedicarono a coccolare e a proteggere la figlia, tant'è
vero che la piccola Angiolamaria andava alla scuola media con la macchina e
l'autista. Prima di sposarsi a 19 anni, riuscì a finire il Liceo. Era una
bravissima amministratrice, e dedicò tutta la sua vita al marito.
Ferruccio e Virginia crebbero coltivando l'amore per la musica, perché
Paolo —dopo cena— li faceva sedere ad ascoltare mentre lui suonava il
pianoforte a mezza coda. Ferruccio studiò chimica pura e chimica
farmaceutica all'Università di Pavia, per raccomandazione del padre, che
pensava che le professioni tecniche fossero più richieste di quelle
amministrative. Verso la
fine degli studi, nel 1939, consigliato da un amico, si presentò a chiedere lavoro
alla farmacia di Via Porpora, e —immediatamente— rimase affascinato, non tanto dal lavoro, quanto dalla figlia del farmacista, con
la quale si fidanzò dopo poco tempo; Putroppo, però, il fidanzamento non
potè durare a lungo.
2. LA GUERRA.
Laureatosi quell'anno, Ferruccio si presentò alla leva per fare il servizio
militare como sottotenente, fù poi asceso a tenente. Nel frattempo, scoppiò
la guerra, e Ferruccio rimase arruolato e mandato, per fortuna, in un
laboratorio fabbricazione proiettili a Taino, grazie alla sua laurea in
chimica; poi fu trasferito, e poco dopo fece esplosione la fabbrica di
Taino. Ma la guerra avanzava e la futura suocera incalzava, per cui
Ferruccio e Angiolamaria si sposarono in piena guerra, il 30 luglio 1942,
lui in divisa militare, lei con uno splendido abito bianco: una bellissima
coppia. Dopo il breve viaggio di nozze trascorso a Venezia, Ferruccio fu
trasferito a Spoleto, lasciando la sposina a Ganna, un paesino vicino a
Milano dove era sfollata insieme ai genitori.
Quando nel 1945 l'Italia incomiciava a crollare e si erano perse le
comunicazioni, il maggiore a carico a Spoleto non riceveva più ordini, e
allora riunì i suoi uomini, disse loro che la guerra era finita o quasi, e
che ognuno prendesse strada per conto suo; quale non fu la sorpresa di
Ferruccio, quando, uscendo dalla riunione, si trovò davanti la moglie, che,
non avendo più ricevuto sue notizie, aveva deciso di andare a cercarlo,
accompagnata dalla madre. Uomo di ferme convinzioni antifascite come il
padre Paulo, e uomo di pace contrario alle guerre, il primo atto simbolico
di Ferruccio fu quello di buttar via la sua pistola d'ordinanza, gettandola
da un ponte in un fiumiciattolo locale, dopo di che, ormai vestito in civile,
e insieme alla moglie e alla suocera, prese il cammino per tornare al nord.
I treni, ogni tanto, partivano, ma non si sapeva mai se e quando sarebbero
giunti a destinazione. Ad una delle tante fermate salirono sul treno soldati tedeschi
alla ricerca di disertori italiani (qualunque cittadino in età militare
vestito da civile). Ferruccio, intuendo il pericolo, si fece strada verso
l'ultimo vagone del treno mentre i soldati avanzano e facevano scendere
alcuni sfortunati. Una volta arrivato alla fine del treno, Ferruccio vide arrivare i tedeschi
e, rassegnato, mise la mano in tasca per tirare fuori i documenti, ma,
provvidenzialmente, in quel momento si udì il fischio che annunciava
la partenza, al che i tedeschi, facendogli un cenno di noncuranza, scesero
dal treno e se ne andarono: altro bel colpo di fortuna. Proseguirono il viaggio senza ulteriori problemi.
3. IL LAVORO.
Di ritorno a nord, Ferruccio si impiegò in una farmacia a Ganna, e poi,
finita la guerra, tornò a Milano, dove Paulo gli aveva trovato un lavoro
alla
Carlo Erba. Nel 1946, Angiolamaria diede a luce l'unico figlio Roberto;
Paulo inmediatamente chiamò da Alassio per sapere l'esito, e si
tranquillizzò subito, sapendo che si trattava di un maschio. Coloro che
abbiano vissuto il dopoguerra a Milano e in generale in Italia, sapranno
molto bene quanto le condizioni di vita furono precarie e quanto la
ricostruzione sia stata lunga e assai difficile; anche Giovanni Battista
dovette vendere la farmacia, e subito Ferruccio parlò col padre, che gliela
avrebbe anche potuta comperare, ma non lo fece dovuto ad un'assurda legge
italiana dell'epoca riguardante le successioni delle farmacie. Però, in
cambio, più avanti, gli offrì del denaro per comprare un'appartamento a
Milano; cosa un po' ironoca, lo trovò in Via Teodosio, a pochi passi da via
Porpora, dove si trovava la farmacia.
Píù avanti, vari colleghi si traferivano alla Lepetit, all'epoca in piena
espansione, construendo sussidiarie all'estero, e Ferruccio offrì i suoi
servizi nel 1957, dove venne assunto, ma per dirigere il laboratorio di
Città del Messico, in fase di allestimento, in qualità di Direttore Tecnico.
Con la liquidazione della Carlo Erba, Ferruccio si comprò la sua prima tanto
anelata automobile, una Fiat 1100 TV, che vendette alcuni mesi dopo, per via
del trasferimento in Messico. Venne prima da solo, da settembre a dicembre,
per aprire la strada, poco dopo il famoso terremoto del 1957, che aveva
buttato giù l'Angelo dell'Indipendenza. Conoscere il Messico di quell'epoca
fu un'esperienza meravigliosa per Ferruccio, che scriveva tutti i giorni
alla moglie, decantandole le meraviglie del posto: andava all'opera a Bellas
Artes in smoking, conobbe zone residenziali come Polanco, allora nascente e
piena di bellissime case (dove più avanti affittò un appartamento), desinò
nei migliori ristoranti locali dove a volte Olga Guillot si presentava a
cantare, assicurò un posto per il figlio nel Liceo Francese di Città del
Messico, pure a Polanco, andò a presentarsi all'allora ambasciatore Arpesani,
e la notizia del suo arrivo como nuovo dirigente italiano appena approdato
in Messico, venne fuori sui giornali locali. Incominciava l'epoca di
prosperità che gli avrebbe finalmente permesso di dare alla moglie e al
figlio la vita che tanto desiderava offrire loro.
Tornato in Italia per Natale, si affrettò con i preparativi per tale
impegnativo trasloco, e ritornò in Messico l'8 febbraio del 1958,
accompagnato dalla moglie e dal figlio, allora undicenne, per assumere le
sue nuove funzioni in Lepetit. Naturalmente, le svolse efficentemente e con
molta cura; era un uomo onesto e un lavoratore scrupoloso. Il contratto per
tre anni con la Lepetit si tramutò in dodici, e quando finalmente Ferruccio
decise di lasciare la ditta, considerò che la sua vita ormai avrebbe
continuato a svolgersi in Messico: aveva gía comperato una casa a Lomas de
Chapultepec, il figlio frequentava gía l'università, per cui un rientro in
Italia non era più consigliabile.
Ebbe altre mansioni, sempre come Direttore Tecnico, a Laboratorios Solvent,
ICN Farmacéutica, e più tardi alla Recordati, quando Silvio lo andò a
cercare per dirigere la sua ditta. Fu il suo ultimo lavoro, e quando Silvio
vendette alla Searle, Ferruccio decise di ritirarsi. Aveva anche deciso,
insieme ad Angiolamaria, di vendere la casa per trasferirsi in
un'appartamento per maggior facilità e comodità di vita, e magari fare anche
qualche viaggetto, e si accinsero a fare il trasloco per lasciare la loro
bella casa; però mentre il figlio stava facendo i lavori di ripristino
dell'appartamento, Ferruccio incominciò a deperire in agosto, e dopo una
breve degenza in ospedale, ritornò a casa e mancò il 10 setttembre del 1985,
un giorno prima del compleanno del figlio, ancora nella sua casa;
stranamente, anche pochi giorni prima del terremoto del 1985, per cui
nessuno dei due grandi terremoti gli toccò. Angiolamaria fece il trasloco da
sola con l'aiuto del figlio, e, malgrado molto dipendente dal marito, lo
sopravvisse durante 26 anni, spegnendosi il 30 novembre 2011, a San Carlos,
Guaymas, nel Sonora, dove si era da poco trasferita seguendo il figlio e la
dolce e cara nuora Anita, che nel 2004 l’avevano fatta nonna, dandole un
bellissimo nipotino, il Robertino, che ha appena compiuto i sette anni.
Ferruccio non fece in tempo a conoscerlo.
4. LA PACE.
Ferruccio era un uomo di testa, molto posato, amante della cultura, delle
belle arti e specialmente, molto appassionato di musica classica e di opera,
sempre molto informato e attualizzato con le notizie. Aveva anche una mente
molto logica, per cui le sue opinioni erano molto apprezzate da amici e
conoscenti. Uomo di famiglia, rincasava tutte le sere, cenava insieme alla
moglie e al figlio, e dopo cena, si siedeva in sala a sentire i suoi
preziosi dischi; nella sua vita ne accumulò più di mille. Era anche un uomo
generoso e distaccato dal denaro: solo ambiva a quello di cui aveva bisogno
per dare alla moglie una buona tranquillità di vita. Gli facevano anche la
corte per offrirgli cariche di Consigliere alla Dante Alighieri e alla
Camera di Commercio Italiana in Messico, ma lui si scherniva, dicendo che il
suo lavoro non gli lasciava il tempo necessario per tali attività.
Angiolamaria, bravissima donna di casa, da parte sua, lo aiutava molto,
avendo la casa sempre in ordine, la camicia stirata, il vestito fresco di
tintoria, il mangiare buono servito all'ora giusta e provvedeva a creare
tutte le comodità casalinghe; era anche la compagna fedele e perfetta nelle
attività sociali.
Ferruccio e Angiolamaria furono una coppia molto affiatata, di buon gusto,
e ebbero una bella vita insieme: viaggi, ricevimenti, belle macchine,
l'orologio col bracciale d'oro, la pelliccia di visone, l’argenteria, la
servitù adeguata, vestiario abbondante e tutto di ottima qualità. Ebbero
molti amici, che li ricordano ancora con molto affetto, quindi anche la vita
sociale fu specialmente brillante. Fecero vari viaggi in Italia, in Europa e
negli Stati Uniti: insomma, nulla mancò loro. A parte questo, Ferruccio e
Angiolamaria vissero contenti perché erano insieme: Angiolamaria fu il primo
amore di Ferruccio e Angiolamaria viveva solo per Ferruccio. Erano in realtà
una coppia molto unita, che, dopo le vicissitudini iniziali dovute alla
guerra, erano riusciti a crearsi una vita armoniosa e prospera, anche se
fuori patria: il sogno americano si era avverato, e furono felici insieme,
in questa terra messicana tanto affascinante e ospitale.
(roberto amadei / puntodincontro)
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25 de enero de 2012 - Tanto Ferruccio Amadei como Angiolamaria Squassi
nacieron en Milán, Italia: él el 10 de julio de 1915 y ella el 2 de abril de
1923.
1. LA JUVENTUD
Ferruccio era el segundo hijo de un profesionista de origen véneto,
establecido en Milán, que había trabajado toda su vida para la Carlo Erba,
hasta convertirse en su Director General. Controlaba firmemente la
contabilidad de la compañía con un lápiz y un cuaderno. Cuando el lápiz casi
se había terminado, lo llevaba a su casa para que su esposa, María, lo
siguiese utilizado para llevar la cuentas de los gastos del hogar.
Era un hombre muy ahorrador y sumamente sobrio en sus hábitos. Había
logrado comprar una linda casa en Via Pascoli, con una estatua de un
Mercurio alado en el vestíbulo frente a la escalera y tenía un reloj de oro
con tres tapas de la marca International Watch, pero no lo utilizaba porque
lo consideraba demasiado lujoso.
Más tarde, cuando se retiró, adquirió un departamento en Alassio,
Liguria, ya que, al estar enfermo del corazón, el médico le había aconsejado
ir a vivir al nivel del mar. Sin embargo, nunca adquirió un coche, a pesar
de las presiones de su hijo, dado que —según él— se trataba de un lujo
desenfrenado. Era un hombre autodidacta: había estudiado sin ayuda el
Francés, el Inglés, el Alemán y el español y leía Shakespeare, Goethe,
Cervantes y los clásicos franceses en su idioma original. Vivió una vida
plena y murió a los 81 años en su casa de Alassio.
Su hermana mayor, Virginia, era una mujer con un carácter fuerte y una
voluntad sin límites, características seguramente heredadas del padre. Sin
haber cursado estudios universitarios, se las arregló para preservar y
renovar la casa en Via Pascoli, parcialmente destruida por los bombardeos,
para comprar la farmacia del suegro, el departamento del Lago Garda, luego
los locales para la farmacia en Via Paolo Sarpi y, de hecho, ocupó toda su
vida trabajando arduamente para darle todo a su único hijo Sandro. También
fue concertista de piano y buena ama de casa, además de excelente cocinera.
Angiolamaria era hija única de un farmacéutico originario de
Emilia-Romagna, Giovanni Battista, que tenía una farmacia en Milán, en Via
Porpora y que —junto con su esposa Luisa— se dedicó a mimar y a proteger a
su hija, hasta el punto que la pequeña Angiolamaria iba a la secundaria con
automóvil y chofer. Antes de casarse a los 19 años, logró terminar la
preparatoria. Fue muy buena administradora y dedicó su vida entera al
marido.
Ferruccio y Virginia crecieron cultivando el amor a la música, escuchando
casi todas las noches —después de cenar— piezas clásicas tocadas en un piano
de cola. Ferruccio estudió química pura y química farmacéutica en la
Universidad de Pavía, por recomendación de su padre, que pensaba que las
profesiones técnicas eran más demandadas que las administrativas. Hacia el
final de sus estudios en 1939, siguiendo el consejo de un amigo, fue a pedir
trabajo a la farmacia en Via Porpora donde —inmediatamente— quedó fascinado,
no tanto por el trabajo, sino por la hija del dueño, que se convirtió en su
novia poco tiempo después. Desafortunadamente, sin embargo, el noviazgo no
pudo durar mucho.
Ferruccio obtuvo su título profesional ese año y después se presentó para
cumplir la obligación del servicio militar. Empezó como subteniente y
después de un tiempo fue promovido al rango de teniente. Al estallar la
guerra, Ferruccio se encontraba en el ejercito y, por suerte, fue asignado a
un laboratorio para la fabricación de balas en Taino, gracias a su título en
química. Pico tiempo después fue trasladado, unos cuantos días antes de que
la fábrica de Taino estallara.
Pero la guerra avanzaba y la futura suegra
presionaba, por lo que Ferruccio y Angiolamaria se casaron antes del final
del conflicto, el 30 de julio de 1942, él en uniforme militar y ella con un
vestido blanco. Una bonita pareja. Después de una corta luna de miel en
Venecia, Ferruccio fue trasladado a Spoleto, dejando a su esposa en Ganna,
un pueblo cercano a Milán, donde había evacuado junto con sus padres.
Cuando en 1945 Italia empezaba a colapsarse
y habían perdido las comunicaciones, el mayor a cargo del destacamento en
Spoleto —que había dejado de recibir órdenes— reunió a sus hombres y les
dijo que la guerra había casi terminado y que cada uno debía tomar su propio
camino. La sorpresa de Ferruccio fue enorme, cuando —al salir de la reunión—
se encontró a su esposa, quien, sin haber recibido más información sobre él,
había decidido ir a buscarlo, acompañada por su madre.
Ferruccio era un hombre firmemente
antifascista y pacifista, al igual que su padre Paulo, y su primer acto
simbólico fue tirar la pistola que le había sido asignada, arrojándola desde
un puente a un río local, después de lo cual —ya llevando puesta ropa de
civil y acompañado por su esposa y su suegra— tomó el camino de regreso
hacia el norte.
Los trenes, de vez en cuando, salían, pero
nunca se sabía si y cuándo llegarían. En una de las muchas paradas se subió
un grupo de soldados alemanes en busca de desertores italianos (cualquier
ciudadano en edad militar vestido de civil).
Ferruccio, al darse cuenta del peligro, se
dirigió hacia el último vagón del tren, mientras que los soldados avanzaban
y obligaban a algunos desafortunados a bajar. Una vez llegado al final del
tren, Ferruccio vio a llegar a los alemanes y, resignado, metió la mano en
el bolsillo para sacar los documentos. Providencialmente, en ese momento se
oyó el silbato que anuncia la salida y los alemanes se bajaron. Otro golpe
de suerte. Continuaron el viaje sin ningún otro problema.
De vuelta al norte, Ferruccio encontró
empleo en una farmacia de Ganna, y luego, después de la guerra, regresó a
Milán, donde Paulo le había encontrado un trabajo en la compañía Carlo Erba.
En 1946, Angiolamaria dio a luz a su hijo Roberto. Paulo inmediatamente
llamó desde Alassio para saber si era niño o niña y se tranquilizó de
inmediato al saber que se trataba de un varón.
Aquellos que hayan vivido el periodo de la
posguerra en Milán y en Italia en general, saben muy bien que las
condiciones de vida eran pobres y que la reconstrucción fue larga y difícil.
Giovanni Battista tuvo que vender la farmacia, y de inmediato Ferruccio
habló con su padre, quien incluso se la habría podido comprar, pero no lo
hizo debido a una absurda ley italiana de la época relativa a la sucesión de
las farmacias. Sin embargo, a cambio y más tarde, le ofreció dinero para
comprar un departamento en Milán. Ironicamente, lo encontró en la calle
Teodosio, a pocos pasos de Via Porpora, donde se encontraba la farmacia.
(roberto amadei / puntodincontro) |
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