18 agosto 2012 - All'indomani della sentenza australiana che apre la strada all'adozione dei pacchetti di sigarette "anonimi" le multinazionali del tabacco si sono affrettate ad affermare che non ci sono prove scientifiche che questi aiutino nella lotta al tabagismo, una frase che ricorda molto le reazioni ai primi studi che legavano il fumo ai tumori. In realtà sono diverse le ricerche pubblicate che hanno dimostrato come questa misura, come le foto "forti" dei danni da sigarette e l'aumento dei prezzi siano invece efficaci. «La soppressione del logo ha un impatto forte sui fumatori - spiega Giacomo Mangiaracina dell'unità di Tabaccologia della Sapienza di Roma - basti pensare a come il brand influisce sull'immagine delle sigarette ad esempio nei film. Queste strategie sono molto migliori delle scritte, che non fanno paura a nessuno e anzi sono una "foglia di fico" per le aziende, permettendo loro di dire che i tabagisti sono avvertiti».

 

Dal prossimo mese di dicembre, i pacchetti di sigarette in Australia perderanno le caratteristiche del marchio.
Sarà solo permessa una confezione verde oliva con le immagini dei danni provocati dal fumo.

 

STUDI - L'ultima ricerca in ordine di tempo, pubblicata il 7 agosto dalla rivista Addiction, ha certificato che i pacchetti anonimi attirano molto di più l'attenzione degli adolescenti sulle controindicazioni del fumo. Sempre su Addiction un'altra ricerca su 1.200 fumatori, del Cancer Council australiano, ha invece dimostrato che i pacchetti "generici" funzionano meglio anche delle foto choc, indipendentemente dalle loro dimensioni. Uno studio condotto dall'università britannica di Stirling, pubblicato nel 2011, ha invece censito 37 indagini sull'effetto dei pacchetti anonimi, concludendo fra le altre cose che senza i pacchetti "brandizzati" il fumatore si sente meno cool e popolare, mentre chi non ha mai fumato ha una minore attrazione verso le "bionde": «Il plain packaging - conclude lo studio - riduce l'attrattività del tabacco, aumenta l'efficacia degli allarmi sulla salute e riduce l'effetto delle tecniche usate nel design dei pacchetti che potrebbero generare equivoci nei consumatori sulla pericolosità delle sigarette».

 

 

OMS ED EUROPA - L'Organizzazione mondiale della sanità ha definito «storica» la decisione della giustizia australiana e ha lanciato un appello al resto del mondo perché altri seguano l'esempio. «Con la vittoria australiana, la salute pubblica entra in un nuovo mondo coraggioso per il controllo del tabagismo» ha commentato la direttrice dell'Oms, Margaret Chan, ricordando che la norma è in accordo con la convenzione per il controllo del tabacco dell'Oms entrata in vigore nel 2005, di cui fanno parte 170 Paesi. Secondo l'Oms, il fumo uccide sei milioni di persone all'anno e la cifra potrebbe salire a otto milioni entro il 2030. Anche la Commissione europea sta lavorando a una direttiva che imporrà un nuovo giro di vite contro il fumo e non è esclusa un'iniziativa per pacchetti "no logo". «Stiamo discutendo tante opzioni, compresa quella del plain packaging, ma c'è ancora molto da fare» ha detto il portavoce Antony Gavrili.

IN ITALIA - E in Italia? Il dibattito sul fumo non è fermo e potrebbe arrivare in poche settimane la nuova legge 'bipartisan' promossa nel 2010 da Ignazio Marino del Pd e Antonio Tomassini del Pdl e ferma ora in commissione Bilancio al Senato. Lo afferma lo stesso senatore Marino, secondo cui potrebbe esserci spazio per un emendamento sui pacchetti "anonimi" simile a quello adottato in Australia. «Ho avuto assicurazione dal presidente della commissione Bilancio che la legge sarà discussa la prima settimana di settembre - spiega Marino - e la commissione Sanità del Senato ha già garantito che andrà subito in votazione appena sarà licenziata sotto gli aspetti di bilancio. Per l'approvazione definitiva sarà sufficiente l'ok della Commissione, perché la legge ha ottenuto la procedura deliberante».

BUGIARDINO - Secondo Marino l'esempio australiano è da seguire: «La discussione messa in atto dall'industria del tabacco dopo la decisione sembra dimenticare l'aspetto della salute dei cittadini - sottolinea - e non è vero, come invece afferma, che sui pacchetti anonimi non sia presente alcuna indicazione della marca, che invece c'è. Ciò che conta è cercare ogni strumento scientifico per scoraggiare il vizio del fumo, soprattutto tra i più giovani. La legge che abbiamo promosso mira proprio a questo, e tra le altre cose prevede il divieto di vendita sotto i 18 anni e l'introduzione di un "bugiardino" con la lista delle 40 sostanze contenute nelle sigarette di cui è stata già provata la cancerogenicità (come vinile, cadmio, piombo, ammoniaca, ammine aromatiche, benzopirene, acido cianidrico). Se poi il relatore della legge, il senatore Luigi D'Ambrosio Lettieri, presenterà un emendamento per intervenire sui pacchetti io sono assolutamente favorevole». In Italia, ricorda Marino, ci sono 12 milioni di fumatori, di cui il 23% adolescenti: «È provato - sottolinea il senatore - che è proprio chi inizia prima a non riuscire poi a smettere, e ad andare quindi incontro a tutte le malattie da fumo».

I PREZZI - Anche il farmacologo Silvio Garattini approva la decisione dell'Alta corte australiana: «Sarebbe auspicabile anche in Italia, sia pure con gli adattamenti del caso». E sottolinea che si dovrebbe dotare ogni pacchetto di un «foglietto illustrativo», come avviene per i farmaci, nel quale «indicare i danni prodotti alla salute e i vantaggi per chi smette di fumare». «Tutto quello che si può fare per ridurre il consumo di sigarette e sigari - aggiunge Garattini - non può che essere benvenuto. Non dimentichiamoci che in Italia sono circa 70mila le morti all'anno collegate al fumo, anche perché spesso scatta il connubio sigaretta-alcol. E anche quest'ultimo si presta ad effetti cangerogeni». Secondo il farmacologo, una misura come quella australiana potrebbe avere effetti positivi in Italia: «Le indagini più recenti indicano che almeno il 70% dei fumatori è favorevole a misure per contenere il consumo di sigarette e sigari. Ma la misura di maggior peso è sempre quella di aumentare il prezzo dei pacchetti. In Italia costano meno che nel resto dell'Europa. Aumentando anche solo un euro a pacchetto si ridurrebbero i consumi e si raccoglierebbero ben 5 miliardi di euro l'anno».

Le leggi antitabacco in Messico ed in altri Paesi del mondo.

In Messico la legge generale per il controllo del tabacco è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Federazione il 30 maggio 2008 e l'ultima riforma è del 6 gennaio 2010. I pacchetti di sigarette devono esibire un allarme per la salute sulla base di fotografie. È stata inoltre vietata qualsiasi pubblicità che promuova l'acquisto e il consumo di prodotti derivati dal tabacco fra la popolazione, a meno che si tratti di riviste per adulti, comunicazione personale per posta o all'interno dei negozi.

All'interno di locali pubblici o ad uso pubblico —come università, biblioteche, palazzi comunali, uffici, ecc.— il fumo in Messico è permesso solo negli spazi esclusivi, nel caso questi siano stati allestiti.

Bhutan - È stato il primo paese, il 17 dicembre 2004, a vietare la vendita e il consumo di sigarette. I suoi abitanti possono importarle per uso personale dopo aver pagato una tassa, ma possono solo consumarle in casa.

Inghilterra - La legge è in vigore dal 1 luglio 2007 ed è vietato fumare in luoghi pubblici e chiusi. Si possono allestire sale per fumatori nelle aziende.

Uruguay - La legge antitabacco in Uruguay è in vigore dal 1° marzo 2006 e comprende sei linee strategiche di azione.

Germania - Dal 1° gennaio 2008, è proibito fumare in bar e ristoranti di 11 dei 16 stati della Paese, con eccezione dei locali che hanno spazio sufficiente per aree isolate per i fumatori. Gli altri cinque stati hanno approvato leggi simili prima della fine dello stesso anno.

Francia - Dal 1° gennaio 2008 è vietato fumare nei bar, ristoranti, casinò e locali notturni. Un anno prima era entrata in vigore la legge che regola l'uso del tabacco nei locali pubblici e ad uso pubblico.

Colombia - La legge viene applicata dal novembre 2008 e mira a garantire i diritti fondamentali alla salute, in particolare ai minori di 18 anni, regolando il consumo, la vendita e la pubblicità del tabacco.

Guatemala - In questo Paese è vietato fumare in luoghi pubblici chiusi come ristoranti, uffici e tutti i mezzi di trasporto. Queste regole sono in vigore dal febbraio 2008.

 

(corriere.it / milenio.com / massimo barzizza / puntodincontro)

 

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18 de agosto de 2012 - A raíz de la decisión de Australia que abre el camino para la adopción de las cajetillas de cigarros "anónimos", las tabacaleras se apresuraron a afirmar que no hay evidencia científica de que esto ayuda en la lucha contra el tabaquismo, una frase que recuerda las reacciones ante los primeros estudios que vinculaban el humo con el cáncer. En realidad, hay varios estudios publicados que han demostrado que esta medida, al igual que las imágenes "fuertes" sobre los daños causados ​​por los cigarrillos y el aumento de los precios son, al contrario, bastante eficaces. "La eliminación del logotipo tiene un fuerte impacto en los fumadores —explica Giacomo Mangiaracina de la unidad de Estudios sobre el Tabaco de la Universidad La Sapienza de Roma— piensen, por ejemplo, en cómo la marca afecta a la imagen de los cigarros en las películas. Estas estrategias son mucho mejores que los mensajes escritos, que realmente no asustan a nadie y de hecho constituyen un fácil salida para las empresas, que —al utilizarlos— pueden decir que los fumadores "están advertidos".

La investigación más reciente, publicada el 7 de agosto por la revista Addiction, certifica que las cajetillas anónimas atraen mucho más la atención de los adolescentes sobre las contraindicaciones del consumo de tabaco. También publicada por "Addiction", otra Investigación entre 1,200 fumadores, realizada por el Consejo del Cáncer de Australia, demostró que los empaques "genéricos" funcionan mejor que las fotos "shock", independientemente de su tamaño.

Las leyes antitabaco en México y en el mundo

En México la ley general para el control del Tabaco fue publicada en el Diario Oficial de la Federación el 30 de mayo de 2008 y su última reforma fue el 6 de enero de 2010. Señala que debe contener un pictograma, el cual es una advertencia sanitaria basada en fotografías. En este país, también quedó prohibido realizar toda publicidad que fomente la compra y el consumo de productos del tabaco por parte de la población, a excepción de que sea a través de revistas para adultos, comunicación personal por correo o dentro de establecimientos.

Para fumar en México se debe hacerlo en espacios exclusivos para fumar en lugares con acceso al público, o en áreas interiores de trabajo, públicas o privadas, incluidas las universidades e instituciones de educación superior.

Bután.- Fue el primer país, el 17 de diciembre de 2004, en prohibir la venta y consumo de cigarrillos. Sus habitantes pueden importarlos para uso personal tras pagar un impuesto, aunque sólo pueden consumirlos en sus hogares.

Inglaterra.- Está vigente desde el 1 de julio de 2007 está prohibido fumar en lugares públicos y cerrados, incluyendo la posibilidad de reservar salas para fumadores en las empresas.

Uruguay.- La ley antitabaco en Uruguay se encuentra vigente desde el 1 de marzo de 2006 e incluye seis ejes estratégicos.

Alemania.- Desde el 1 de enero de 2008, se prohibió fumar en los bares y restaurantes de 11 de los 16 estados de Alemania, con excepción de locales que cuenten con el espacio suficiente para tener recintos cerrados para los fumadores. Los otros cinco estados tomaron dicha medida durante el transcurso de ese año.

Francia.- El uno de enero de 2008 entró en vigor la prohibición de fumar en bares, restaurantes, casinos y discotecas, mientras que el 1 de febrero de 2007 entró en vigor la ley que prohíbe fumar en los lugares públicos cubiertos, esto como periodo previo a la ley mencionada al principio.

Guatemala.- En este país se prohíbe fumar en sitios públicos que sean cerrados, entre éstos, restaurantes y lugares de trabajo y todo tipo de transporte colectivo. Está vigente desde febrero de 2008.

Colombia.- Está vigente desde noviembre de 2008; tiene como objetivo primordial garantizar los derechos a la salud, especialmente los menores de 18 años, regulando su consumo, venta, publicidad y promoción.

España.- En 2006 no había restricciones para bares y restaurantes, sin embargo, en 2009 los bares de menos de 100 metros cuadrados podían elegir si dejan fumar o no, mientras que los de mayor superficie tenían que separar las zonas de fumadores del resto. A partir de 2011 se prohibió completamente el tabaco, excepto en espacios al aire libre.

Argentina.- La "Regulación de la publicidad, producción y consumo de los productos elaborados con tabaco" es la ley antitabaco de Argentina, la cual fue promulgada el 13 de junio de 2011. Aunque en 1980 el Congreso sancionó una norma que prohibía la publicidad y la venta de cigarrillos a menores y restringía los lugares en los que se podía fumar, aunque fue por el presidente Carlos Menem.

 

(corriere.it / milenio.com / massimo barzizza / puntodincontro)