AIDS: nel sangue potenziale
alleato conto l’HIV

La molecola blocca la replicazione virale e combatte i ceppi resistenti.

ROMA, 21 aprile 2007. - Nel nostro sangue ci sarebbe un «ingrediente» naturale capace di bloccare il virus dell’HIV, responsabile della forma umana della Sindrome da Immunodeficienza Acquisita, AIDS.

Questa molecola, che gli scienziati hanno chiamato Virus Inhibitor Peptide o VIRIP, è stata trovata nel sangue in frammenti e in quantità relativamente abbondante ed agirebbe come inibitore, ad ampia base, del virus HIV-1.

Sembra, inoltre, da quanto riferisce l’autore della ricerca Frank Kirchhoff (e colleghi), University of Ulm, Germania - che cambiando pochi aminoacidi, nei frammenti della molecola, la sua azione di antiretrovirale verrebbe potenziata.

VIRIP e i suoi derivati sarebbero anche capaci di combattere ceppi virali che hanno sviluppato resistenza ai farmaci attualmente utilizzati e grazie a questa loro capacità, potrebbero aprire la strada per futuri sviluppi terapeutici e clinici.

Già ora questi virus «blocker» potrebbero essere utilizzati per trattare la progressione dell’AIDS conclamato e, dato che funziona in modo diverso rispetto agli attuali antiretrovirali, potrebbe essere il candidato ottimale per lo sviluppo di una classe di farmaci da somministrare in caso di pandemie.

Lavorando con cellule in coltura, Kirchhoff riferisce di aver scoperto il virus HIV non sembra in grado di sviluppare facilmente resistenza contro VIRIP . Una buona notizia dal punto di vista terapeutico, se si pensa che, cifre dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel mondo sono circa 40 milioni le persone che convivono con il virus dell’AIDS, tra questi due milioni di bambini e che, solo nel 2006, sono stati 4 milioni i nuovi infettati dal virus e tre milioni i morti.

Per la loro ricerca Kirchhoff e colleghi hanno cercato, in una singolare «biblioteca» di piccoli peptidi (composto formato da due o più aminoacidi) ricavati filtrando il sangue di pazienti dializzati, quegli aminoacidi che erano attivi contro il virus HIV.

Dopo questa laboriosa operazione hanno raccolto una «libreria» di più di un milione di peptidi, dalla quale hanno separato 300 frammenti e, da questi, isolato, alla fine, quello che, secondo loro, era capace di bloccare il virus senza arrecare danni alle cellule.

In seguito, gli scienziati hanno verificato sperimentalmente che VIRIP era veramente un ingrediente valido e che la sua versione sintetica prometteva di avere la stessa efficacia senza che ad essa contribuissero altri fattori.

L’obiettivo di VIRIP è una piccola regione di una glicoproteina integrale del virus, nota come «gp41 peptide di fusione», che normalmente rimane ben incapsulata nell’involucro virale (pericapside), ma che durante il processo di penetrazione del virus nella cellula viene esposto per attuare il primo contatto diretto tra la particella virale e la cellula ospite.

L’efficacia di VIRIP consiste nell’interferire con la funzione di FP (peptide di fusione), che ha il compito essenziale di far aderire il virus alla cellula ed infettare le cellule del sistema immunitario dell’ospite.
Un meccanismo che permette alla molecola inibitrice di conservare la sua efficacia anche contro quei ceppi virali che sono diventati resistenti ai farmaci.

«Sulla base dei dati acquisiti - spiega Kirckhoff - possiamo dire che VIRIP contribuisce attivamente al controllo della replicazione virale negli individui infetti e che i derivati sono estremamente adatti per lo sviluppo di una nuova classe di farmaci anti HIV-1».

Attualmente ci sono 20 diversi farmaci per combattere l’HIV, ma c’è anche un numero crescente di ceppi virali HIV che stanno diventando farmaco-resistenti e la resistenza ad un medicinale può portare a resistenza ad altri medicinali della stessa classe, un fenomeno noto come «resistenza crociata» e «per risolvere questo problema - conclude Kirckhoff - già molto importante nei paesi industrializzati, è necessario sviluppare molti farmaci di classi diverse».

 

Da La Stampa.it