La voce-violino che conquista
lo sguardo delle bimbe autistiche

Forte correlazione fra l'aumento del livello di contrasto retinico e la gravità dei sintomi: i segnali elettrici del nervo ottico diminuiscono sensibilmente nei malati

 

26 luglio 2010. - Luca ha superato l'esame di terza media con un bel sette, dopo l'estate studierà ragioneria: coi numeri è un mago, riesce a fare calcoli complicatissimi a mente. Ma i suoi genitori e i professori temevano che non superasse l'esame, perché Luca è autistico: con gli altri quasi non parla e se sente un rumore improvviso dà in escandescenze. Un petardo, un antifurto lo fanno scattare con reazioni violente, per calmarsi gli serve un giorno intero. La scuola è sulla strada principale del paese dove vive: le ambulanze verso l'ospedale, le sirene della polizia sono all'ordine del giorno. Sono passate anche durante la prova di italiano, ma Luca è rimasto fermo al banco, tranquillo: ascoltava in cuffia le canzoni di un musical.

Lo stratagemma gli è stato consigliato da Claudio De Felice, neonatologo del Policlinico Le Scotte di Siena, che sta studiando gli effetti della musica sui disturbi di tipo autistico, come la sindrome di Rett, di cui esiste un Centro di riferimento proprio nell’ospedale senese. «Si tratta di una forma particolare di autismo su base genetica, che colpisce quasi soltanto le bambine. In Italia sono 1.000-3.000 - spiega De Felice -. Queste piccole vivono perennemente in una condizione di scarsa ossigenazione cerebrale. Alcuni studi avevano già dimostrato che certi tipi di musica migliorano la circolazione del sangue nel cervello. Così un giorno, dopo aver sentito cantare Matteo Setti in un musical, mi sono chiesto che effetto avrebbe potuto sortire il suo canto su queste bimbe. Matteo, infatti, è dotato di una straordinaria voce violino, caratterizzata all’esame spettrometrico da onde sinusoidali regolari, "morbide" come quelle di un violino, che la rendono molto rilassante, a differenza delle voci di altri artisti famosi, che invece sono contrassegnate da picchi profondi e "appuntiti", capaci di indurre stress negli ascoltatori».

Matteo si è esibito ripetutamente di fronte a decine di bimbe Rett. Con risultati sorprendenti: l'ossigenazione del sangue delle piccole cresce di oltre il 10 per cento, tornando nella norma; aumenta la perfusione del sangue nei tessuti, si riducono stress ossidativo e frequenza cardiaca. Le bambine si rilassano e anche i sintomi della malattia si riducono: «Aumenta l'attenzione e scompaiono i movimenti tipici ripetuti in continuazione, come strusciare e battere le mani. Le bimbe, che di solito non parlano né comunicano, accennano sorrisi e vocalizzi» racconta il medico. Succede anche nei bimbi con altre forme di autismo, ma non con musica qualsiasi: occorre una melodia con determinati intervalli fra le note e sono più efficaci i brani cantati. La voce, poi, deve essere rilassante (come la voce violino, appunto) e serve, tanto, il contatto visivo: l'effetto dal vivo è potentissimo, più che con l'ascolto registrato o un Dvd di musica live, perché i bimbi con patologie di tipo autistico spesso si disinteressano di fronte allo schermo.

Anche Matteo Setti se n'è accorto: «All'inizio è stato difficile cantare alle bimbe, perché loro non comunicavano in alcun modo. Poi ho capito che la chiave era guardarle negli occhi, e siamo riusciti a stabilire un contatto». La musica può perciò diventare un mezzo per stare meglio, ma anche consentire agli autistici di esprimere le loro emozioni. E c’è dell’altro: «La musica diminuisce solo momentaneamente lo stress ossidativo delle pazienti Rett, così ci siamo chiesti come potevamo ridurlo più a lungo e, pensando alla strana predilezione per il pesce di molte bimbe Rett, abbiamo provato a somministrare loro due acidi grassi omega-tre ogni giorno - prosegue De Felice -. Dopo tre mesi si sono visti i primi effetti, confermati poi a 24 mesi: si riducono i marcatori di stress ossidativo, i punteggi di gravità della malattia, le crisi epilettiche. Ora puntiamo quindi anche su questo aspetto per cercare di aiutare queste bambine».

 

(Corriere della Sera - Elena Meli)

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