La Vezzali balla in pedana
"La televisione mi ha liberata"
La fiorettista conquista la tappa di Coppa del mondo a Torino:
«Pensare che non ho dormito».

24 marzo 2009. - La tv fa bene a chi la fa, anche quando non ti sistema per la vita. Prima la Vezzali, terza la Granbassi: la classifica del Trofeo Lancia, sesta prova della Coppa del Mondo di fioretto, premia il curioso connubio tra la scherma e il palinsesto, il lavoro in pedana con il «paso doble» o le interviste da Santoro. Non è una regola. Matteo Tagliariol dopo che è passato per la «Talpa» non ha azzeccato una gara, lui che è il campione olimpico di spada. Ma forse dipende dal tipo di programma e il «reality» tagliò le gambe e i risultati anche ad Aldo Montano dopo il trionfo di Atene. Per le donne è diverso. Valentina Vezzali sabato ha salutato la compagnia di «Ballando con le stelle» all’una e mezza di notte, l’hanno caricata su un’auto ancora con il vestito e il trucco di scena e alle 9 di mattina cominciava, a 600 chilometri di distanza, il percorso che l’avrebbe portata alla vittoria: la seconda della stagione su due gare ritagliate tra le prove di tango e le lezioni di latino-americano.

«Ho avuto il tempo di passare in albergo soltanto per una doccia e per struccarmi - racconta Valentina -. Sono arrivata al palazzetto quasi senza aver dormito ma con la testa libera e questo è quanto mi ha insegnato l’avventura in tv: bisogna ritagliarsi nuove esperienze perché non si può trascorrere la vita occupandosi di una cosa sola e trascurando la propria femminilità. Per anni sono stata un maschiaccio che si alzava al mattino con l’idea di andare in palestra, vestita con la tuta e misuravo i giorni sulla base delle ore di allenamento. Gli ultimi mesi mi hanno cambiata. Sono ancora abbastanza negata per il ballo, come dice il mio maestro, però ho lottato per migliorarmi in qualcosa che non sapevo fare. La gente mi ha apprezzato. Dicono che sono più sensuale. O almeno così la pensa mio marito». Racconta l’addio al programma. «Cercavo di trattenere le lacrime, in studio piangevano tutti, anche Bettarini e la Carlucci. Non è facile tranciare una storia che abbiamo vissuto tutti intensamente. Si conviveva per cinque o sei ore al giorno, mi hanno conosciuta bene: quando li ho salutati erano tutti convinti che avrei vinto, l’unica a non crederlo ero io».

Così, dopo una notte di viaggio, la Vezzali ha riacquistato la solita dimensione della Cannibale, definizione che non le è mai piaciuta e ora probabilmente le dà più fastidio, perché non evoca passi di danza, ma è l’unica che la descrive quando sale in pedana. Lei che vinse un Mondiale a meno di cinque mesi dal parto, ha sbaragliato la stessa concorrenza di Pechino. Semifinale con la Granbassi, finale con la coreana Nam, l’essere più simile a Jerry, il topolino dei fumetti, fisico minuto, faccia tonda, grandi orecchie, vitalità spaziale. «Non ho pensato che era la stessa avversaria con cui mi giocai l’oro olimpico. Ero così intontita che ascoltavo solo i consigli dei miei tecnici».

L’11 agosto Valentina vinse a 4 secondi dalla fine, dopo un assalto a inseguire. Ieri ha accumulato lo svantaggio fino al 5-2, quando ha cambiato strategia e dal sorpasso sul 9-8 è filata al successo come se avesse riposato 10 ore. Il pubblico di Torino, 2 mila persone un po’ stizzite dal suo rifiuto di presentarsi a ritirare il premio «Più donne nello sport» con la Granbassi e la Trillini («Ero dal fisioterapista che cercava di levarmi la stanchezza»), si è inchinato al talento, l’ha salutata con l’ovazione. «Adesso torno alla vita di sempre pensando già a Londra 2012. Ho tutto il mese di aprile per recuperare, la scherma mi riempirà la vita anche se non potrò mai dimenticare questo periodo. Sono maturata: a differenza del passato, potrei persino perdere un incontro senza incavolarmi di brutto se sono convinta di aver fatto il possibile». Non credetele. La tv fa miracoli ma non fino a questo punto.

 

(La Stampa)