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Merlo e le nuove leggi per l'Italia all'estero.

 

 

 

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5 dicembre 2018 - Durante la recente visita in Messico del Sottogretario agli Esteri, Ricardo Merlo, rappresentante del governo italiano alla cerimonia di insediamento del Presidente Andrés Manuel López Obrador, Puntodincontro ha chiesto la sua opinione su due iniziative annunciate dal governo: il taglio ai finanziamenti alla stampa italiana nel mondo e la riduzione del numero dei parlamentari della Circoscrizione Estero. Trascriviamo di seguito la risposta.

«Per quanto riguarda il finanziamento alla stampa italiana all'estero», ha detto il Sottosegretario, «bisogna stabilire delle priorità. Io sono un difensore di questa attività, soprattutto dei periodici, perché oltre ad informare, promuovono la nostra lingua e la nostra cultura».

«Spero che quest'anno non ci siano tagli, ma più avanti di sicuro vedremo cambiamenti nei requisiti per il sussidio, anche perché —io che sono uno che ha fatto stampa all'estero, con un quotidiano che si chiamava “L'aria veneta”— sostengo la necessità di aggiornarsi essendo presenti nella rete. Il giornale cartaceo a poco a poco sparirà, mentre la rete offre un'opportunità incredibile di raggiungere tutto il mondo. Per mezzo di Internet, ad esempio, è possibile informare su cose che succedono in Messico e venire letti dagli italiani in Russia, in Vietnam, negli Stati Uniti, in Uruguay... e questo lo dobbiamo incoraggiare. In me avete un difensore: sono stato giornalista e so quanto lavoro ci vuole, soprattutto per promuovere la cultura e la lingua, oltre ad informare».

«Secondo punto: il taglio dei parlamentari. Io vorrei discutere su cose concrete. Ci vuole una riforma costituzionale, la strada è lunghissima, per cui stiamo tranquilli, per adesso. Non sono d'accordo sul taglio alla rappresentanza estera in Parlamento perché siamo già sottorappresentati dal punto di vista percentuale».

«Mi batterò su questo punto, anche dentro il governo, ma non dimentichiamo che la riforma costituzionale che aveva proposto il governo precedente avrebbe fatto sparire tutti e sei i senatori, per cui mi sembra strano che alcuni che appoggiavano quell'iniziativa adesso affermino che i parlamentari non si devono toccare. Chiedo a tutti un po' di coerenza. Comunque, secondo me, non è ancora giunto il momento di discutere di qualcosa che, forse, succederà fra tre anni. Non si tratta di un progetto governativo, per adesso sono solo idee, alcune delle quali provengono da deputati e senatori».

«Il taglio dei parlamentari deve essere fatto: non è possibile continuare a sostenere una situazione in cui esistono 1.000 membri del Parlamento. Siamo troppi. Dobbiamo arrivare ad una cifra complessiva di 500-600 tra deputati e senatori. E noi, eletti all'estero, dobbiamo cercare di difendere la nostra rappresentanza, mantenendo lo stesso numero e guadagnando così in termini percentuali».

«Noi adesso stiamo lavorando su due cose, e chiedo al Presidente del Comites di iniziare il dibattito in Messico. Il primo argomento, che di sicuro avete già toccato, è il cambiamento della modalità del voto all'estero. Non è possibile far girare nel mondo quasi 6 milioni di lettere di cui solo un milione e mezzo vengono restituite. Dobbiamo evitare di mandare il plico a chi non vuole votare, perché poi succedono le cose che succedono, o che dicono che succedono».

«L'altro argomento su cui vogliamo cominciare a dibattere, e sicuramente il CGIE contatterà il Comites su questo punto, è l'aggiornamento della legge sulla cittadinanza. Le norme attuali non sono sostenibili. Dobbiamo arrivare ad un nuovo ordinamento che, prima di tutto, metta fine alla discriminazione, particolarmente per quanto riguarda le donne. La situazione odierna è preistorica e maschilista e il Premier Conte è perfettamente d'accordo sulla necessità di modificarla. Ma dobbiamo anche regolare la cittadinanza, perché, così com'è, è un diritto che abbiamo solo formalmente».

«A marzo comincerà il dibattito, guidato dal CGIE, sull'aggiornamento della legge, per valorizzarla. Io sono a favore dello ius sanguinis, ma esistono delle idee —che per adesso non posso ancora diffondere, ma che ho già discusso con il Ministro Moavero e il Premier Conte— su alcuni cambiamenti, molto innovativi, che ci permetteranno di avere consolati che lavorino normalmente. Oggi non ce la fanno: in posti come Caracas o San Paolo, milioni di persone vogliono essere italiane. Avremmo bisogno di un municipio in ogni circoscrizione consolare. Dobbiamo essere pragmatici, realisti e pensare al futuro. Chi diventa cittadino italiano dovrebbe avere una certa italianità acquisita».

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(massimo barzizza / puntodincontro.mx)