ITALIA NEL MONDO
 

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12 dicembre 2018 - Il 15 novembre, a Roma, durante la partecipazione dei membri della Federazione Unitaria Stampa Estera (FUSIE) all'assemblea plenaria del CGIE, Alessandro Masi, Segretario Generale della Società Dante Alighieri, ha rivolto ai presenti un breve discorso sul ruolo e l'evoluzione della lingua italiana. Trascriviamo di seguito alcuni dei suoi commenti più rilevanti.

«Vorrei fare una piccola premessa», ha esordito, mostrando un cartoncino, «dicendo che questa è la mia tessera di giornalista, che ho da vent'anni. La porto con grande orgoglio e credo di non aver mai piegato la schiena di fronte a nessuna notizia, perché la stampa e l'informazione sono un bene prezioso, e lo sono quanto la lingua con cui si esprimono, in questo caso l'italiano».

«L'italiano», ha continuato, «agli Stati Generali è stato decretato il quarto idioma più studiato al mondo, sebbene sia il 21esimo per numero di parlanti, e non è un caso che abbia registrato un sorpasso sul francese. La nostra è una lingua che non ha avuto un esercito, non si è imposta con le armi, ma possiede un grande fascino».

«Con essa si trasmettono i valori dell'Italia e gli elementi più creativi della nostra cultura: la moda, l'arte, la cucina, l'architettura, tutti punti forti del nostro sistema, sui quali molto spesso non ci concentriamo».

«L'italiano è una lingua di valori identitari e dovremmo rispettarla maggiormante. L'abuso che si fa dell'inglese nel giornalismo va trattenuto. In un convegno a Treviso, l'altro giorno, abbiamo analizzato, ad esempio, i pannelli pubblicitari spagnoli, francesi e del nostro Paese per le automobili. Gli spagnoli e i francesi li diffondono nella loro lingua, mentre noi italiani pubblicizziamo le macchine in inglese, in un contesto in cui il 51% dei nostri connazionali non conosce questa lingua. È una situazione assurda che denuncia anche un certo provincialismo e molti limiti da parte nostra, invece dell'orgoglio nei confronti di una lingua che in tutti i Paesi del mondo è molto amata».

«[...] Le lingue non sono un dato di marmo che non cambia. Sono elementi vivi e si modificano con i modi della società, le sfaccettature del pensiero, le nostre relazioni... Se rileggessimo oggi un libro di Italo Svevo, ci accorgeremmo che probabilente non ci esprimeremmo più così, sebbene, sostanzialmente, scriviamo ancora in italiano».

«Dobbiamo, quindi, seguire questa evoluzione, ma anche controllarla. Si dice, ad esempio, che il congiuntivo è perso. Io dico che è ancora un elemento elegante ed importante, non soltanto dal punto di vista formale, ma anche sostanziale, per cui deve continuare ad essere sostenuto».

«E, francamente, quando vengono a Palazzo Firenze e mi dicono: “bella questa location”, o “qual è la vostra mission?”, mi viene voglia di cacciarli fuori».

«Anche nel campo dell'informatica e della rete la sfida è entusiasmante e interessante. Non è vero che la telematica cancelli la carta stampata. Quest'ultima è un supporto per momenti di lettura differenti. Se facciamo l'analisi dei tempi di rimbalzo di chi entra nel nostro sito, parliamo di 20-30 secondi, un'attività brevissima. Laddove, invece, c'è la carta stampata, esiste tempo per lo studio. Quindi l'introduzione del telematico non soppianta affatto le versioni cartacee, ma ne è un supporto, se usata intelligentemente».

(massimo barzizza / puntodincontro.mx)

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