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Messico, nuovo appello degli imprenditori al presidente Remo'sPrinselAsiagoAmbasciata d'Italia in Messico

7 maggio 2020 (ore 17:44) - Il Consiglio coordinatore imprenditoriale (Cce) del Messico è tornato a chiedere al presidente Andrés Manuel López Obrador di prevedere una nuova emissione di debito pubblico per agevolare l'uscita dalla crisi economica data dall'epidemia del nuovo coronavirus. Un'azione da mettere al centro di un gruppo di lavoro sull'emergenza economica creato sul modello del Consiglio di salute generale che il governo ha creato per disegnare la strategia di risposta sanitaria alla crisi.

In un documento di 68 “idee” stilato al termine di una settimana di incontri con economisti, imprenditori, politici e accademici, il Cce chiede di intervenire con precise politiche pubbliche, dal momento che «il Messico sta subendo un effetto negativo dalle gravi conseguenze, che potrebbe portare a un danno incalcolabile nelle finanze pubbliche».

Per il presidente del Cce, Carlos Salazar Lomelín, tutti gli interlocutori consultati, anche di impostazioni “ideologiche diverse”, convengono sulla necessità che «il paese adotti un maggiore debito pubblico e che questo debito possa aiutare la ripresa e la crescita nella forma più rapida possibile».

Per gli imprenditori, il Paese è in grado di assumere nuovo debito fino a un 5 per cento del prodotto interno lordo. «Se già abbiamo un debito sul Pil in crescita, crediamo che dovremmo utilizzarlo in modo responsabile per appoggiare le famiglie messicane».

Il documento del Cce, consegnato a inizio settimana a López Obrador, raccoglie le varie proposte in tre assi tematici: misure di salute per affrontare la crisi, riavvio delle operazione e strategie per ottenere crescita nel medio e lungo periodo.

Il Cce, ha detto Salazar Lomelín, «non pretende che siano accettate tutte le idee» elaborate dai 135.000 interlocutori, ma che diventino parte dei «programmi e delle politiche pubbliche nei prossimi mesi».

Il testo mette a fuoco altre raccomandazioni “forti”, dalla protezione di lavoro e salari allo sfruttamento dei finanziamenti di organi come Fondo monetario internazionale o Banca Mondiale, dal promuovere la diversificazione commerciale con gli Usa allo sfruttamento delle tensioni tra Washington e Pechino.

Il capo dello Stato aveva presentato il piano di rilancio dell'economia a inizio aprile, in occasione del rapporto trimestrale alla nazione. «Stiamo facendo l'impossibile per mantenere l'impegno di non aumentare il debito pubblico», spiegava López Obrador promettendo di non voler rendere il Paese, passata la crisi, troppo esposto ai creditori internazionali.

Al tempo stesso il presidente ha ribadito il veto a un piano di incentivi fiscali, per non pregiudicare i conti già penalizzati dal calo dei prezzi del greggio. «Non aumenteranno le imposte, ma non se ne creeranno neanche di nuove», ha promesso López Obrador.

Il governo punta piuttosto a finanziare piani di sostegno diretto alle fasce più deboli della popolazione e tiene aperti i cantieri delle opere infrastrutturali ritenute strategiche, strumento per arrivare tra l'altro a garantire importanti quote di nuova occupazione.

(agenzia nova / puntodincontro.mx / adattamento e traduzione in spagnolo di massimo barzizza)

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