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Prototipo in Messico del respiratore Ferrari/IIT

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26 maggio 2020 (ore 18:05) - Eurotranciatura, appartenente alla holding milanese EuroGroup e presente in Messico dal 2006, ha prodotto nel suo stabilimento di Querétaro il primo prototipo in terra azteca del respiratore FI5 progettato dalla Ferrari e dall'Istituto Tecnologico Italiano di Genova.

Lo hanno annunciato a Puntodincontro Sergio Iori, presidente mondiale del gruppo, e Leonardo Franchini, direttore generale della realtà produttiva nel Paese latinoamericano.

Ecco l'intervista a cui hanno partecipato entrambi.

Come è sorta l'iniziativa di produrre un prototipo del respiratore FI5 in Messico?

Leonardo Franchini: Nell'ambito della pandemia abbiamo cominciato con il nostro team a cercare di capire cosa si poteva fare per la comunità. Quando abbiamo saputo dell'iniziativa del respiratore FI5, ci siamo messi in contatto con alcuni amici che lavorano alla Ferrari e siamo arrivati all'ingegnere capo della scuderia di Formula 1. Tre settimane fa gli abbiamo chiesto: «cosa state facendo?» e ci ha detto: «Abbiamo dedicato il tempo degli ingegneri della Scuderia a pensare a qualcosa che potesse essere utile, come un ventilatore non invasivo fatto con componenti che si possono trovare sul mercato per svilupparlo come un progetto open source». A noi è sembrato molto interessante dare forma a questa idea attraverso il nostro contributo come residenti in Messico.

Sergio Iori: Voglio sottolineare che in effetti tutto è partito per il nobile sentire di Leonardo. In Italia la Ferrari aveva deciso nel periodo di lockdown di interessarsi per questi respiratori e dopo essere entrati in contatto con Maranello ci siamo proposti di trasformare in realtà il progetto e produrre un prototipo in Messico per offrirlo localmente. Dati gli ottimi contatti che Leonardo ha sviluppato con il governo messicano, una volta che abbiamo avuto in mano i dettagli dei piani sviluppati dalla Ferrari e dell'Istituto Tecnologico Italiano di Genova Eurotranciatura si è data da fare per arrivare a costruire il primo respiratore FI5. Questa è un po' la storia di come siamo arrivati a farci coinvolgere. A un certo punto, io sono stato tirato in ballo dicendo «Presidente cosa ne pensa?». Beh, ho dato due firme, non una firma di accettazione, ma due, perché condividevo pienamente l'iniziativa che Leonardo stava proponendo —a nome dell'Italia e del nostro gruppo— di offrire al Messico.

Sergio Iori

Quindi avete già costruito il primo prototipo in Messico?

Franchini: Siamo nella fase di assemblaggio.

Iori: Siamo nella fase finale, perché l'intenzione è poter presentarlo il 2 giugno.

Eurotranciatura produrrà in serie il respiratore FI5 in Messico?

Iori: Mi dispiace doverla deludere. Noi ci siamo voluti coinvolgere in questa fase che ha riguardato il passaggio da un progetto ad un primo respiratore, al prototipo. Dopodiché a valle è ancora tutto da decidere. Abbiamo già delle richieste di aziende italiane e messicane che vorrebbero poter produrre industrialmente questo prototipo, ma non lo faremo noi. Noi ci siamo resi parte attiva per trasformare un progetto in qualcosa di più concreto, cioè nel primo respiratore.

Quindi avete aggiunto dettagli al progetto, particolarmente per il Messico, cioè sapete già dove si possono trovare i componenti.

Iori: Effettivamente, quello è già stato fatto, tant'è vero che, se dividiamo in macroaree i componenti plastici, meccanici e pneumatici del respiratore, li abbiamo reperiti tutti in Messico. Ci sono poi due settori, quello dei sensori e delle schede elettroniche che, al momento, importiamo dall'Italia, ma sono facilmente rintracciabili sui mercati internazionali e molto probabilmente anche in Messico. L'aspetto positivo di questo respiratore è che è costruito senza dover preparare attrezzature particolari, stampi, eccetera. È stato assemblato con materiale disponibile sul mercato. Questo poi arriva a farci dire, e penso che sia la sua domanda successiva, ma quanto costa? Costa molto meno, circa la quinta parte rispetto ai respiratori industriali polmonari che sono forniti oggi agli ospedali, e questo è un altro grosso vantaggio.

Leonardo Franchini

Dal punto di vista delle prestazioni, mi immagino che sia paragonabile a quelli che sono oggi sul mercato, vero?

Iori: Sicuramente. Direi che le prestazioni dell'FI5 sono alla stessa altezza o migliori, perché la conoscenza del settore da parte dell'Istituto Tecnologico italiano è ai massimi livelli, quindi la qualità, se non superiore, è uguale a quella che si può trovare oggi sul mercato.

Avete quantificato la domanda che esiste in Messico oggi per questo tipo di respiratori?

Iori: Ci auguriamo che ne servano pochissimi, perché vorrebbe dire che la gente sta bene, non perché non confidiamo nella qualità del prodotto. Il primo referente per noi, anche proprio per il modo con cui lo consegneremo, è il governo federale messicano, che ha un'ipotesi di acquisto di un certo numero di respiratori per il Paese. Poi probabilmente saranno interessate anche aziende private a comprarlo per distribuirlo, ma noi a quel punto non siamo ancora arrivati. Diciamo che l'interesse che ci è comunque arrivato è quello degli ambienti governativi e questo primo prototipo verrà consegnato a loro.

A chi verrà consegnato?

Iori: Verrà consegnato da Leonardo Franchini al Dott. José Cruz Pineda Castillo, direttore del Centro de Ingeniería y Desarrollo Industrial (Cidesi) del Consiglio nazionale di Scienza e Tecnologia (Conacyt). Io parteciperò alla videoconferenza di consegna con Marco Arduini, Isidoro Guardala —rispettivamente CEO e CFO di EuroGroup— e rappresentanti della Ferrari. Ci accompagneranno, sempre in videoconferenza, anche la direttrice generale del Conacyt, María Elena Álvarez-Buylla Roces, e l'Ambasciatore d'Italia in Messico, Luigi De Chiara.

Franchini: Siamo stati in contatto con il Cidesi sin dal principio. Come diceva il presidente Iori, abbiamo voluto accorciare i tempi per far conoscere il progetto Ferrari, avere un primo prototipo e avviare le omologazioni, per le quali occorrono i tempi più lunghi. Quindi in questa fase abbiamo contattato il Cidesi e discusso con loro il progetto. Sanno di che cosa stiamo parlando e speriamo di poter consegnare il prototipo in maniera formale, poi ci diranno in che cosa possiamo essere utili.

Dopo aver definito chi produrrà in serie l'FI5 in Messico, voi continuerete ad essere coinvolti in qualche maniera nel progetto?

Iori: Non lo escludo. Diciamo che i nostri interessi sono in un settore collaterale. Noi siamo fornitori di chi costruisce motori elettrici e quindi anche ventilatori o aspiratori. Potremmo offrire le nostre competenze alle aziende che fossero interessate ad industrializzarlo. Sicuramente qualcuno ci sarà e se vorrà appoggiarsi a noi per i componenti che potrebbero essere di nostra fornitura per il ventilatore, saremmo ben lieti di continuare questa avventura.

Passando alle vostre attività principali, qual è la situazione di Eurogroup nel contesto della pandemia a livello internazionale e in Messico?

Iori: Comincerei con un brevissimo profilo: siamo 2000 persone come gruppo, partiti con nove operai 53 anni fa nella zona di Milano. Oggi abbiamo quattro stabilimenti fuori dall'Europa —in Messico, negli Stati Uniti, in Cina, in Tunisia e ne stiamo avviando uno nuovo in Russia— più sette stabilimenti in Italia, tutti coinvolti nella produzione di lamierino magnetico tranciato, cioè statori e rotori, che sono un elemento determinante per la costruzione di motori elettrici o generatori. Lo stabilimento a Querétaro —che è stato il nostro primo investimento fuori dall'Italia— si è trovato naturalmente a dover gestire i problemi del coronavirus, della pandemia. Diciamo che abbiamo dovuto rallentare la produzione. Però, essendo stati —forti dell'esperienza italiana— tra le prime aziende ad aver adottato provvedimenti di protezione, abbiamo ricevuto dal governo messicano l'autorizzazione a continuare a produrre per settori strategici —per esempio costruttori di pompe per ospedali, di generatori per la sanità e di motori per treni— e dal 25 di maggio abbiamo ripreso, con una settimana di anticipo rispetto alle disposizioni federali, anche le produzioni per il settore dell'automobile. Questo perché, in anticipo rispetto agli altri, abbiamo adempiuto agli obblighi di protezione dei dipendenti e di sanificazione dell'ambiente, rispettando le procedure che allentano il rischio di contagio. Abbiamo sicuramente risentito un calo dei volumi di produzione, ma meno di altre aziende, per l'attenzione che abbiamo dato, con l'esperienza italiana, a questo male quando si è presentato in Messico.

Che cambiamenti prevedete per il futuro post-pandemia nelle vostre attività?

Iori: Sicuramente ci saranno dei cambiamenti. Dire quali, ma soprattutto quanto, è difficile, bisognerebbe avere la famosa sfera di cristallo. Però, quello che si è notato in questi due-tre mesi di crisi è una maggiore attenzione all'ambiente e quindi, nonostante in molti vedano in questo passaggio dal termico all'elettrico la necessità di aspettare ancora molti anni, io credo che ci sarà un'accelerazione a favore delle vetture elettriche. Ci saranno delle trasformazioni nel tipo di consumi, un maggior utilizzo di mezzi pubblici, come i treni ad alta velocità, e probabilmente meno aerei. Quindi sicuramente vedremo un mutamento. Ci auguriamo che possa non farsi attendere troppo, perché abbiamo bisogno di rimetterci in movimento e penso che lo faremo su basi diverse da quelle che abbiamo avuto fino a dicembre 2019 o gennaio di quest'anno.

Come influiranno i trattati USMCA e TLCUEM sulle vostre attività nel mondo e in Messico?

Iori: Noi non pensiamo di dover subire degli effetti negativi, per un motivo semplice: da sempre abbiamo deciso che il nostro prodotto non poteva fare del turismo. Siamo un gruppo globalizzato, perché abbiamo la sede in Italia, ma siamo arrivati in Messico nel 2006. Poi abbiamo aperto uno stabilimento negli Stati Uniti. Poi in Cina, poi in Russia, in Tunisia, ma sempre per produrre local to local. Quindi per rispondere in modo non positivo dovrei pensare che il grosso vicino del Nord da domani non dovesse avere più bisogno del Messico. E siccome noi produciamo in Messico soprattutto per gli Usa, credo che questo vicino dovrà continuare ad appoggiarsi a voi. La Cina è il mercato più grande del mondo e ci saranno delle riflessioni anche là sulle tipologie di prodotti su cui spingere. Ma anche in Cina noi produciamo per la Cina e le necessità di beni, di consumo o no, per una popolazione di un miliardo e 400 milioni sono sempre volumi notevolissimi. Parliamo dell'Europa? L'Europa con la sua cultura, con la sua abitudine alla comodità, credo che difficilmente potrà tornare a una vita troppo spartana per cui avrà bisogno di acquistare prodotti forse meno inquinanti, più inclini al rispetto del benessere, ma anche qui noi siamo presenti e siamo la più grossa realtà. A livello mondiale siamo i numeri uno per fatturato, per giro d'affari, per volume di acciaio trasformato. Non credo che l'ex Nafta, che adesso hanno voluto chiamare in un altro modo, possa avere delle conseguenze negative. Gli Stati Uniti avranno bisogno del Messico e il Messico continuerà a contare sul vicino del Nord per esportargli il più possibile.

(massimo barzizza / puntodincontro.mx)

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