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Covid, il vaccino italo-inglese a 2,5 euro

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22 luglio 2020 (ore 6:49) - Il futuro vaccino contro il Covid-19 —sviluppato dall'Università di Oxford in collaborazione con AstraZeneca e la società italiana Irbm— sarà venduto «a prezzo di costo» in tutto il mondo, ha dichiarato ieri il direttore del laboratorio farmaceutico britannico, che spera di iniziare le consegne «prima della fine dell'anno».

«Il nostro obiettivo è quello di fornire il vaccino [...] senza guadagni», ha detto a RTL Pascal Soriot, amministratore delegato di AstraZeneca, a un prezzo di «circa 2,5 euro a dose», ha aggiunto.

Il gruppo statunitense Johnson & Johnson spera di fare lo stesso, mentre Pfizer, Merck e Moderna hanno confermato —durante un'udienza tenutasi ieri al Congresso degli Stati Uniti— che non venderanno a prezzo di costo.

I primi studi clinici sul vaccino Oxford-AstraZeneca-Irbm hanno prodotto una risposta immunitaria significativa e si sono dimostrati sicuri per i pazienti. La sua efficacia, tuttavia, deve essere stabilita in una cosiddetta sperimentazione di “fase 3”, con un numero molto maggiore di partecipanti, prima dell'inizio della commercializzazione su larga scala.

La partecipazione italiana allo sviluppo del vaccino è stata spiegata alcune settimane fa al quotidiano La Stampa dal CEO di Irbm, Piero di Lorenzo.

«Diciamo che abbiamo costruito la navicella spaziale» —ha detto— «lo Shuttle che deve veicolare nell'organismo la proteina spike, sintetizzata e quindi depotenziata, che genera poi la risposta immunitaria in grado di respingere gli attacchi del virus. Il gene della proteina è stato sintetizzato dall'università di Oxford già 18 anni fa, nel corso dello sviluppo dei vaccini per altri coronavirus. Quando è apparso il Covid hanno impiegato non più di due settimane per riprodurre anche questo in base al sequenziamento messo a disposizione dalla Cina».

La Irbm è entrata in azione subito dopo. «Ricordo l'emozione quando è arrivata la mail con la quale Oxford ci chiedeva di collaborare» —ha raccontato di Lorenzo— «mettendo a punto e caratterizzando l'adenovirus, quello del comune raffreddore. Che ulteriormente depotenziato, affinché non finisca per replicarsi nell'organismo, diventa il veicolo nel quale far viaggiare la proteina spike, che deve poi provocare la risposta immunitaria».

Ma non finisce qui la partecipazione del Bel Paese nella preparazione del vaccino: il riempimento e confezionamento delle fiale verrà realizzato infatti ad Anagni, in provincia di Frosinone, nello stabilimento di produzione della società Catalent.

Ad annunciare l’accordo è stato Alessandro Maselli, presidente e direttore operativo di Catalent Pharma Solutions: «La nostra azienda» —ha spiegato— «ha una significativa esperienza nel trasferimento tecnologico e nel rapido potenziamento dei programmi di vaccinazione per soddisfare la domanda. Il nostro sito produttivo di Anagni è stato per molti anni una struttura dedicata al lancio per i nuovi farmaci e i nostri esperti saranno molto orgogliosi di prepararsi per la produzione di questo possibile vaccino per il Covid19 al fine di garantire un rapido accesso per i pazienti».

(puntodincontro.mx)

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