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Covid-19, Viale: «È vitale la terapia precoce» Remo'sPrinselAsiagoAmbasciata d'Italia in Messico

27 aprile 2020 (ore 14:20) - Anche se la curva epidemiologica in Italia e in altri Paesi del mondo si è attenuata negli ultimi giorni, resta d’obbligo non abbassare la guardia per le ripetute e risapute ragioni legate alla capacità di ospedalizzazione e dei trattamenti di terapie intensive, pena la perdita di ulteriori vite umane.

Per il vaccino, c’è unanimità nell’accettazione logica e mentale che i tempi saranno ancora lunghi (da un anno a 18 mesi, complessivamente). Resta, pertanto, alta l’attenzione sugli eventuali altri farmaci che, in qualche modo, possano alleviare la sintomatologia e il decorso dell’infezione da Covid19.

Alcuni giorni fa è stata diramata una lezione del direttore delle Malattie infettive del Policlinico Sant'Orsola di Bologna, in cui mette a fuoco la patogenesi del Covid19, concentrandosi sugli obiettivi fondamentali di sanità individuale e pubblica, ovvero sulla capacità e necessità di intercettare precocemente i pazienti nei due diversi stadi della malattia: virale e infiammatoria.

«La fase iniziale della malattia» —afferma Viale— «è prettamente virologica ed è solitamente caratterizzata da una sintomatologia non particolarmente grave. Poi, questa fase tende a ridursi perché si innesca la risposta infiammatoria dell’ospite. Succede in tutte le malattie infettive».

«Questo virus, in particolare» —prosegue— «in una quota rilevante dei pazienti, innesca una risposta infiammatoria eccessiva, un vero e proprio uragano di citochine, che determina la comparsa di una sindrome emofagocitica che, a sua volta, si concentra a livello polmonare portando il paziente alla sindrome da distress respiratorio. Nel 20% dei casi circa, questa risposta infiammatoria eccessiva, porta il paziente all’insufficienza respirativa e alla terapia intensiva».

«Accettando questo schema come storia naturale della malattia, è facile comprendere come i farmaci abbiano ruoli diversi nelle sue diverse fasi».

«Si evidenzia come nella fase infiammatoria non servano a nulla gli antivirali», sottolinea Viale, per poi descrivere una partita tempo-dipendente, in cui gli antivirali si utilizzano solo nella prima fase, mentre gli immunomodulanti, tipo idrossiclorochina, possono essere utilizzati anche per prevenire la fase infiammatoria.

In collaborazione con Emilia Giorgetti, addetta scientifica dell'Ambasciata d'Italia in Messico, Puntodincontro ha prodotto una sintesi sottotitolata in spagnolo della suddetta lezione del Professor Viale. La riproduciamo in questo articolo.

(puntodincontro.mx)

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